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Il Parlamento approva la legge di delegazione europea sulla plastica monouso e Marevivo ottiene l’inserimento anche dei bicchieri: miliardi di rifiuti risparmiati al mare.

Il Senato ha approvato il Ddl di delegazione europea 2019 – 2020 con la delega per la plastica monouso, Direttiva Europea Single Use Plastic (SUP), che prevede la messa al bando di alcuni oggetti in plastica monouso come piatti, posate e cannucce includendo anche l’emendamento sostenuto da Marevivo che prevede la progressiva riduzione dei bicchieri.

Si tratta di un risultato importante, volto a ridurre la produzione di rifiuti, specialmente quelli non riciclabili.

Si stima infatti che oltre l’80% dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge europee siano di plastica, la metà dei quali sono oggetti in plastica monouso. Per questo la direttiva si pone come obiettivo quello di promuovere un approccio circolare, privilegiando prodotti e sistemi riutilizzabili e sostenibili in base all’obiettivo 12 di sviluppo sostenibile dell’ONU.

L’Unione Europea non ha previsto nella direttiva i bicchieri in plastica monouso, nonostante il consumo eccessivo che ne viene fatto quotidianamente e il suo potenziale impatto nocivo sull’ecosistema marino – solo in Italia, infatti, se ne consumano oltre 20 milioni al giorno, cioè tra i 6 e i 7 miliardi all’anno. Per questo lo scorso giugno Marevivo ha chiesto e ottenuto l’introduzione dei bicchieri in plastica monouso nell’art. 4 della direttiva che prevede la loro progressiva riduzione, un primato tutto italiano.

«Siamo molto soddisfatti di questo traguardo, reso possibile grazie al lavoro del nostro Parlamento e dei Senatori che per primi hanno presentato l’emendamento. Adesso il lavoro di Marevivo sarà quello di monitorare sulla giusta applicazione della direttiva, specialmente per i prodotti per cui è prevista una riduzione graduale» ha dichiarato Raffaella Giugni, Responsabile delle Relazioni Istituzionali di Marevivo. «La plastica è ormai onnipresente nelle nostre vite e nelle nostre abitudini. È entrata anche nella catena trofica, tanto che recentemente è stata rinvenuta perfino nella placenta umana. Dobbiamo assicurarci di porre fine a questo sistema sbagliato, a livello istituzionale ma anche nei nostri comportamenti quotidiani, per tutelare la salute del Pianeta e la nostra» conclude Giugni.

La Natura deve essere protagonista del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Apprendiamo con soddisfazione la notizia che il Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi abbia inserito nelle consultazioni con le parti sociali previste per oggi i rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Si tratta di un segnale importante, che ci fa sperare che il nuovo esecutivo abbraccerà la strada della sostenibilità così come indicato dal Recovery Fund.

Vorremmo contribuire all’analisi dei temi in discussione, inviando al Presidente Draghi il documento redatto e firmato da 14 associazioni del mondo ambientalista e della ricerca scientifica – già presentato al precedente Governo – che si sono unite per chiedere di prendere in forte considerazione la difesa della biodiversità e del mare, finora assenti nell’attuale bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

E’ importante rivedere l’attuale bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in un’ottica che ponga al centro la Natura, in termini di biodiversità ed ecosistemi, così come indicato dall’Unione Europea nel New Green Deal con il Next Generation EU.

Al contrario, denunciano i firmatari, nell’attuale versione del PNRR questa centralità è assente, mentre persiste quella logica “estrattiva” che ha guidato il nostro rapporto con la natura, considerata una mera “risorsa” da gestire a nostro vantaggio, e che ha portato ad un progressivo deterioramento del capitale naturale.

I capisaldi identificati dalla Commissione per la ripresa e la resilienza sono quattro, e uno riguarda la transizione verde e digitale, basata su sei pilastri: 1 – mitigazione del cambiamento climatico, 2 – adattamento al cambiamento climatico, 3 – protezione e uso sostenibile delle risorse acquatiche e marine, 4 – transizione all’economia circolare, 5 – prevenzione e controllo dell’inquinamento, 6 – protezione e restauro della biodiversità e degli ecosistemi.

L’ultima bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) non considera la Natura (in termini di biodiversità ed ecosistemi): mancano la Protezione e l’uso sostenibile delle risorse acquatiche e marine, e le misure dirette di protezione e restauro della biodiversità e degli ecosistemi.

Nel piano si cita più volte la visione di Salute Unica (One Health). Ricordiamoci tuttavia che essa vede la salute della natura come precondizione alla salute umana. La salute non si cura solo con medicina e farmacologia.

Il mondo ambientalista e quello della ricerca, quindi, richiamano il Governo alla piena adesione della visione del New Green Deal e del Next Generation EU, trattando direttamente la biodiversità e gli ecosistemi come valore primario da proteggere, conservare e gestire.

“È necessario che nel Piano siano aggiunte linee progettuali dirette e operative per la protezione e il restauro della biodiversità e degli ecosistemi” scrivono i firmatari. “La Commissione Europea considera biodiversità ed ecosistemi come trasversali a tutte le azioni proposte. Attualmente, nel PNRR, non lo sono. Lo devono diventare”.

Ci auguriamo che il nostro appello sia ascoltato e inserito nel programma di governo del nostro Paese.