Di Massimo D’Adamo
Nella mitologia greco-romana le sirene erano mostri marini in forma di donna con la parte inferiore di pesce, il cui canto affascinava i naviganti. Oggi le uniche sirene scientificamente conosciute sono i lamantini e i dugonghi: grandi mammiferi misteriosi, unici, rari e per molti bellissimi.
Se ogni leggenda ha un briciolo di verità, anche nel caso del mito delle sirene esiste una realtà: i Sirenii o Sirenidi, un ordine di Mammiferi che come i Cetacei o i Pinnipedi è perfettamente adattato all’ambiente acquatico.
Le quattro specie attualmente viventi (il dugongo, il lamantino dei Caraibi, il lamantino africano e il lamantino delle Amazzoni), tutte sempre più rare e minacciate di estinzione, vivono in acque dolci e in acque marine tropicali e subtropicali.
TRA STORIA E LEGGENDA
Gli antenati degli attuali sirenidi risalgono a 55 milioni di anni fa quando lasciarono la terra per il mare e intrapresero una radicale trasformazione: gli arti posteriori, il bacino e il collo sparirono e la coda e gli arti anteriori divennero pinne.
Fossili africani hanno dimostrato che i sirenidi sono lontani parenti degli iracidi (o procavie) e dei proboscidati, gli attuali elefanti, avendo antenati in comune. Queste affinità si riscontrano ad esempio nella dentizione: come gli elefanti, lamantini e dugonghi hanno grossi molari che compaiono nella cavità orale a mano a mano che i precedenti si consumano. Altra particolarità in comune sono le mammelle in sede pettorale (mentre nei Cetacei e nei Pinnipedi le mammelle sono in posizione inguinale) e sarà forse per questo che i marinai di un tempo, con molta fantasia scambiarono i lamantini dei Caraibi per le mitiche sirene.
I lamantini si chiamano anche manati, un nome che deriva da “manattoui” che nella lingua degli indiani Seminole significa “petto di donna”. Il primo a descriverli fu Cristoforo Colombo il 9 gennaio del 1493 nel suo diario di bordo verso Española:
“Ho visto tre sirene emergere dall’acqua. Ma non sono così belle come le dipingono, benché in un certo qual modo posso dirvi che hanno forma umana…” Ma la leggenda delle sirene è soprattutto collegata ai dugongidi.
I marinai di un tempo vedevano questi animali emergere in posizione verticale dall’acqua. Forse videro una femmina di dugongo che allattava il piccolo tenendolo stretto con gli arti anteriori ed è quindi probabile che le sirene di cui parla Omero, quelle di Ulisse, siano state dei dugonghi.
PASCOLI SOMMERSI
Questi animali hanno la grazia di una balena e la flemma di un bradipo.
Nuotando con movimenti in su e in giù della larga coda a spatola i sirenidi che, al contrario degli altri mammiferi marini sono vegetariani, pascolano fra le piante acquatiche della Florida o tra le alghe dell’Oceano Indiano.
I dugonghi sono molto più amanti delle acque marine rispetto alle altre specie e si nutrono di foglie, rizomi, radici di piante acquatiche e anche di invertebrati (celenterati e molluschi). I lamantini brucano alghe e piante acquatiche per 7-8 ore al giorno (talvolta mangiano fino a 90 kg di erbe al giorno!), le strappano con il labbro superiore bilobato e mobilissimo come una proboscide.
Per il fatto che divorano tante piante acquatiche, in Florida, i lamantini sono stati introdotti in alcuni canali e corsi d’acqua per ripulirli dalle piante “infestanti” come ad esempio il giacinto d’acqua (Eichlornia crassipes), la cui eccessiva crescita spesso può ostacolare la navigazione. Quando pascolano tranquilli tra le piante galleggianti i lamantini ci fanno pensare alla tranquillità del vivere.
BONTA’ “BESTIALE”
Il lamantino è l’animale più “buono” sulla terra, buono nel senso di tranquillo, pacifico, un animale che non litiga con nessuno e che ha fatto della mitezza il suo stile di vita. Anche se c’è un concorrente in amore il maschio si limita a “giocare” con un accenno di combattimento.
In sei anni di osservazioni su una popolazione di lamantini, tra gli unici comportamenti più “energici”, è stato annotato un colpo di coda da parte di una madre a un piccolo troppo insistente nelle avances con la madre stessa.
Per questi animali il sesso è gioia, gioco e non esistono comportamenti violenti.
Tra i dugonghi, invece, sono stati osservati scontri fra maschi durante l’epoca della riproduzione.
L’accoppiamento dei sirenidi può avvenire in superficie o sott’acqua e le femmine in calore si accoppiano spesso con più maschi.
I lamantini, dopo una gestazione di un anno, partoriscono un solo piccolo ogni due anni. Si è osservato che i piccoli, come avviene nei cetacei, nascono di “coda”. Quando nasce un piccolo la madre non si separa da lui per un solo istante, lo trasporta sulla nuca, lo tiene amorevolmente attaccato al petto ed emette continui vocalizzi, per noi ancora misteriosi, a cui il piccolo risponde.
Il cucciolo viene allattato sott’acqua e nutrito dalla madre per circa un anno, mentre la maturazione sessuale avviene a 9 anni.
STRANE FORME
Nonostante il loro aspetto “infagottato” i sirenidi sono perfettamente idrodimamici. I loro movimenti in acqua sono armonici e all’occorrenza energici. Grazie alle spinte della grande coda, l’elemento fondamentale per nuotare, che è piatta e arrotondata nei lamantini e a forma di mezza luna nei dugonghi.
A differenza della maggior parte degli altri mammiferi le femmine dei sirenidi sono più grandi dei maschi.
Il pelo è presente su tutto il corpo (come negli elefanti) e soprattutto nei feti (come nelle balene). Particolarmente abbondanti sono i peli sul labbro superiore.La dentatura è a rotazione: appena un dente si logora subito ce n’è uno pronto di ricambio. Gli occhi sono piccoli e possiedono due palpebre appena visibili e una membrana nittitante (una “terza palpebra”) come gli uccelli. Per il fatto di avere una retina dotata di coni e bastoncelli devono avere una buona vista anche in caso di scarsa luce. Buoni sono anche l’olfatto e l’udito.
Gli arti posteriori non sono visibili mentre quelli anteriori, che gli animali utilizzano negli spostamenti sui fondali alla ricerca di cibo, sono ben sviluppati e provvisti di piccole unghie (assenti solo nel lamantino amazzonico).
MODO DI VITA
I sirenidi sono mammiferi dalla vita sociale ancora poco conosciuta. Mansueti e pazienti nei confronti degli esseri umani vivono solitari, in piccoli gruppi o in coppia, nelle acque marine costiere, nei fiumi, nei canali e nelle zone estuariali.
Nonostante il notevole strato di grasso che li ricopre, i lamantini non sopportano il freddo e sono facili alle malattie polmonari. Notevoli sono le loro capacità di apnea: ben 15’. Nuotano alla velocità di 25 km/h ma la velocità di crociera, quella abituale è di 3-7 km/h.
Fuori dall’acqua sono completamente inetti come una balena e non riescono minimamente ad avanzare per raggiungere l’elemento liquido. Sembra che apprezzino l’ozio, il grattarsi contro le rocce e i contatti in generale fra loro.
La longevità è di 30 forse 50 anni.
PERICOLI E NEMICI
Se un subacqueo si avvicina a un lamantino, lui gli si fa incontro curioso, ma se il subacqueo è provvisto di bombole i lamantini generalmente lo evitano. Non altrettanto tranquilli sono i dugonghi, più difficili da osservare e soprattutto da avvicinare.
Carni deliziose, olio pregiato e pelle robustissima sono stati per lamantini e dugonghi un grosso handicap. Nel 1950, in un solo anno, furono uccisi ben 38.000 lamantini amazzonici. Ma ancora oggi un pericolo incombe su questi pacifici animali: i motori delle barche.
Spesso, infatti, questi sirenidi, soprattutto in Florida e nei Caraibi, nonostante la loro pelle sia spessa in alcuni punti anche 5 centimetri, vengono feriti in modo anche grave dalle eliche delle imbarcazioni a motore (gli scienziati utilizzano proprio le cicatrici per identificare i singoli individui!). Altri pericoli per questi animali sono rappresentati dalle chiuse dei canali e dalle reti sommerse.
I lamantini hanno pochi nemici naturali. Nelle acque dolci i piccoli possono essere predati da alligatori o coccodrilli. Mentre in mare gli unici pericoli naturali sono rappresentati dai grandi squali. E’ stato osservato che se uno squalo va incontro a un piccolo la madre gli fa da scudo. I lamantini in passato sono stati decimati, quando vivevano numerosi nelle acque del Nicaragua, del Costarica , del Panama.
Oggi nelle acque del King’s Bay, in Florida, ne vivono ancora 2.000 finalmente protetti e chi ne uccide uno rischia la prigione e oltre 10.000 dollari di multa.
LA VITA IN CATTIVITA’
La prima nascita in cattività di un lamantino è avvenuta nel 1975 nel Seaquarium di Miami in Florida. Qui negli anni successivi sono nati numerosi altri piccoli poi liberati a King’s Bay.
Il Miami Seaquarium è, infatti, autorizzato a curare animali selvatici ammalati o feriti per poi rimmetterli in libertà.
Speriamo che i programmi di conservazione, basati sull’educazione dell’uomo, sulla ricerca scientifica e soprattutto sulla salvaguardia degli ambienti naturali, salvino dall’estinzione i dugonghi e i lamantini.
Queste affascinanti e pacifiche sirene del nostro tempo rischiano di scomparire prima ancora di svelarci i misteri delle loro comunicazioni sonore o di raccontarci la loro affascinante storia evolutiva.
I Sirenidi nel mondo
Lamantini e dugonghi sono Mammiferi dell’ordine Sirenidi o Sirenii. Dell’ordine fanno parte due famiglie, Dugongidi e Trichechidi, per un totale di quattro specie viventi (attenzione! Il nome Trichechidi non deve trarre in inganno: non ha niente a che fare con il tricheco, Odobenus rosmarus, che invece è un pinnipede).
Famiglia Dugongidi
Dugongo (Dugong dugong)
Lunghezza: totale 2,50-3,20; peso: fino a 250-300 kg.
Caratteristiche: il muso è molto inclinato verso il basso. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi. Il dugongo al contrario dei lamantini ha la coda bilobata ma la differenza fondamentale è che il dugongo vive quasi esclusivamente in mare.
Distribuzione: acque costiere tropicali e subtropicali dell’Oceano Indiano e del Pacifico occidentale: Mar Rosso, coste del Mozambico e del Madagascar settentrionale, penisola Arabica; tutto il sud-est asiatico, verso nord fino alle Filippine e al Giappone, Indonesia, Nuova Guinea, Melanesia e tutte le acque tropicali dell’Australia.
Curiosità: Si sa di un dugongo maschio lungo ben 583 cm. E’ l’unico rappresentante dell’ordine della famiglia Dugongidi. Oggi il loro numero è notevolmente diminuito perché è stato attivamente cacciato ed è in pericolo di estinzione.
Famiglia Trichechidi
Lamantino delle Indie occidentali o manato dei Caraibi o lamantino americano (Trichechus manatus) esistono due sottospecie:
Lamantino dei Caraibi o manato comune (Trichechus manatus manatus)
Lunghezza: 2,5-4 metri; peso: fino a 600 kg
Caratteristiche: sagoma ovale molto caratteristica, muso coperto da numerose setole.
Distribuzione: coste delle regioni nordorientali del Sudamerica
Curiosità: nei Caraibi attraversano spesso tratti di mare, allontanandosi dalle coste, per andare da un’isola all’altra.
Lamantino della Florida o lamantino dal muso largo
(Trichechus manatus latirostris)
Lunghezza: 4-4,5 metri; peso: 600-800 kg
Caratteristiche: sagoma ovale molto caratteristica, quasi glabra, muso molto largo, colorazione spesso più chiara che nella sottospecie Trichechus manatus manatus.
Distribuzione: foce dei fiumi del Nordamerica orientale (acque di King’s Bay lungo le coste della Florida alla foce del Cristal River)
Curiosità: Nel 1975 nel Seaquarium di Miami in Florida per la prima volta al mondo un manato della Florida si è riprodotto in cattività.
Lamantino delle Amazzoni o manato senza unghie o manato del Rio delle Amazzoni
(Trichechus inunguis)
Lunghezza: 2,8 metri; peso: 200-300 kg
Caratteristiche: sagoma ovale molto caratteristica, muso largo, colorazione grigio-marrone.
Distribuzione: Rio delle Amazzoni e Orinoco.
Curiosità: in cattività ogni giorno i lamantini delle Amazzoni mangiano 15 Kg di piante acquatiche.
Lamantino africano o manato africano
(Trichechus senegalensis)
Lunghezza: 3-4 metri; peso: fino a 600 kg.
Caratteristiche: assomiglia molto al manato dei Caraibi, il corpo è un poco più sottile, l’occhio leggermente sporgente e il muso corto è meno inclinato verso il basso.
Distribuzione: fiumi e insenature lungo le coste occidentali dell’Africa, dal fiume Senegal a nord al fiume Kwanza in Angola a sud. Presente in tutta l’Africa occidentale. Risale alcuni grandi fiumi come il Senegal, lo Zaire, il Benué.
Curiosità: discende da Trichechus manatus.