di Giancarlo Bovina
L’attenzione sulla sostenibilità delle attività umane è cresciuta dopo la conferenza mondiale di Rio de Janeiro nel 1992, quando il confronto tra sistemi economici ed ambiente è stato finalmente considerato irrinunciabile.
A dieci anni da quel vertice, i risultati della ricerca di integrazione tra economia e tutela dell’ambiente sono assolutamente carenti.
La sostenibilità del nostro sviluppo rimane un termine sin troppo abusato, svuotato dei significati profondi, anch’esso inutilmente eroso e che, solo raramente, ha dato esiti significativi. Johannesburg, sede del prossimo Summit mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (settembre 2002), rappresenta forse l’ultima spiaggia per una reale inversione di tendenza.
Anche le attività produttive legate all’industria del turismo pongono problemi di compatibilità ambientale. Ma il turismo, specie per i paesi in via di sviluppo o per le aree geografiche depresse, può costituire un’alternativa più vantaggiosa, rispetto alle attività industriali tradizionali e all’agricoltura specializzata.
Il turismo rappresenta una porzione del commercio mondiale in costante crescita: secondo il WTO (World Turist Organization), il turismo si colloca tra le maggiori categorie di esportazione per l’83% dei paesi ed è la principale fonte di moneta per il 38% di essi. Ma nei paesi in via di sviluppo questa tendenza non è oggettiva poiché larga parte dei profitti fuoriescono sotto varie forme senza creare reale arricchimento delle popolazioni locali.
Le previsioni sulla crescita delle attività turistiche sono ancora più promettenti anche se è difficile poter valutare gli effetti della forte recrudescenza del terrorismo.
Le attività turistiche non sono certamente prive di impatto sull’ambiente: cercando di conservare il proprio stile di vita il turista compie azioni e fa delle scelte che spesso sono fortemente a carico dell’ambiente: elevati consumi di energia, sovrasfruttamento delle risorse (acqua, suolo, ambienti naturali, etc.), produzione dei rifiuti, inquinamento delle acque.
Lungo le fasce costiere si concentrano gli effetti critici del turismo: per rendere più piacevole e comoda la vacanza al mare si alterano o si cancellano ambienti naturali di enorme valore come le dune o le aree umide. Si sfruttano, oltre le proprie capacità, le falde acquifere provocando danni irreversibili alle riserve idriche in zone costiere provocando l’ingressione di acqua salata nelle falde d’acqua dolce (intrusione salina), fenomeno largamente presente sia in Italia che in Grecia e Turchia.
Per l’insufficienza delle reti fognanti e degli impianti di depurazione, durante la stagione turistica la qualità delle acque dolci e marine decade rapidamente così come la produzione di rifiuti crea degrado diffuso, oltre a mettere in crisi i servizi ordinari.
Se ai Caraibi è la barriera corallina che subisce danni non rimarginabili dagli ancoraggi, nel Mediterraneo sono le praterie di Posidonia oceanica che subiscono danni profondi, difficilmente sanabili.
Non poche sono state le osservazioni degli esperti di Marevivo relative a fenomeni di turismo di massa fortemente nocivi per l’ambiente marino e confermati da ulteriori dati raccolti durante l’estate. Solo a titolo esemplificativo si citano la presenza di traghetti turistici che a Capri, nell’attesa della partenza dal porto, ancorano a pochi metri dalla costa di fronte alla Grotta Bianca; le enormi quantità di rifiuti abbandonate dai bagnanti in gran parte delle spiagge della coste siciliane, e la navigazione invasiva di barche a motore che in gran numero entrano dentro diverse grotte marine italiane e greche.
Secondo le osservazioni più recenti il turismo di massa comincia a cedere a vantaggio di fruizioni più personalizzate ed “impegnate” come il turismo naturalistico, il turismo ecologico ed il turismo culturale.
Il turismo ecologico sembra aver trovato la ricetta della sostenibilità del turismo ma di fatto questo accade solo raramente poiché, per quanto sensibilizzato e responsabilizzato, anche l’ecoturista determina impatto e spesso si tratta di sostenibilità solo di facciata.
In ogni caso è chiaro che per definizione l’eco-turismo sarà sempre di nicchia poiché diretto verso aree di elevato valore naturalistico quindi sempre limitate rispetto alla richiesta globale.
Ma se l’eco-turismo difficilmente può offrire una risposta sufficiente, la ricerca di complementarietà tra sviluppo e conservazione dell’ambiente e delle risorse naturali nelle attività turistiche va ricercata, ove ragionevole, promuovendo la qualità del binomio servizi/ambiente e tenendo bene a mente l’applicazione del concetto di sostenibilità nelle attività turistiche.
Per “turismo sostenibile”, si deve quindi intendere “qualunque forma di sviluppo, gestione o attività turistica che mantenga in maniera duratura l’integrità ambientale, sociale ed economica e lo stato di salute delle risorse naturali, storiche e culturali”.
Così inteso il turismo sostenibile deve quindi essere finalizzato al conseguimento di almeno tre obiettivi prioritari:
- ricercare soluzioni e forme di sviluppo che mirino all’integrazione delle politiche turistiche con quelle ambientali
- apportare benefici alle comunità locali che accolgono le attività turistiche, anche in termini di tutela e miglioramento della qualità della vita
- soddisfare le attese del turista che deve essere messo in condizioni di vivere in ogni momento un’esperienza di qualità, importante ed appagante.
Scenari evolutivi del turismo nel bacino mediterraneo
Anno | Presenze Turistiche |
1990 | 260.800.000 |
2010 | 499.200.000 |
2025 | 637.400.000 |