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Come disfarsi di un relitto galleggiante di 266 metri? 

Facile: abbandonandolo a 350km dalla costa, a 5000 metri di profondità. Questo è quello che ha deciso la Marina Militare brasiliana, in maniera consapevole e completamente non curante dei rischi ambientali che ne derivano.

Dopo aver rivelato, per la prima volta, che la nave sarebbe stata affondata, una compagnia dell’Arabia Saudita ha fatto una proposta di acquisto del valore di 30 milioni di reais. La Marina ha rinviato di qualche giorno l’operazione, ma lo scorso venerdì, dopo anni di tentativi per smantellarla, spostamenti e minacce di abbandono, la soluzione brasiliana è stata quella di affidare la portaerei “São Paulo” ai fondali marini, con tutti i materiali tossici che contiene e con cui è stata realizzata, che secondo le ONG ambientaliste causeranno un danno irreparabile alla vita nel mare.

La decisione è stata motivata dal fatto che, dato lo stato critico della nave e il deterioramento dello scafo che avrebbe compromesso la galleggiabilità della portaerei, non sarebbe stato possibile garantire un trasporto sicuro in un altro Paese. Non solo la Marina ha deciso di affondare la nave, ma anche il Ministero della Difesa brasiliano ha partecipato al progetto.

Le associazioni ambientaliste parlano di “pacco tossico da 30mila tonnellate”. GreenpeaceSea Shepherd e Basel Action Network hanno denunciato una violazione di tre trattati internazionali sull’ambiente, dichiarando in una dichiarazione congiunta che questo affondamento “causerà danni incalcolabili con impatti sulla vita marina e sulle comunità costiere”.

Sebbene i funzionari della Difesa abbiano affermato che avrebbero affondato la nave nella “zona più sicura”, la decisione è bastata a innescare le critiche per le tonnellate di amianto, metalli pesanti e altri materiali che potrebbero inquinare la catena alimentare marina. I dati ufficiali relativi alle navi affondate rivelano che nei mari ci sono già oltre ottomila relitti potenzialmente inquinanti, comprese 1.500 petroliere. La maggior parte dei relitti risale alla Seconda Guerra mondiale e, oltre agli altri materiali, conterrebbero tra i 2,5 e i 20 milioni di tonnellate di petrolio che per gli effetti corrosivi di un immersione durata decenni potrebbero fuoriuscire.