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Negli ultimi anni e con frequenza sempre maggiore, gli habitat individuati dall’Unione Europea e dai trattati internazionali quali rarità da salvaguardare vengono utilizzati per fini ludici e sportivi che determinano un’alterazione permanente dello stato dei luoghi, recando disturbo alle specie presenti, specialmente durante la stagione riproduttiva. Questo uso improprio degli spazi naturali o semi-naturali da parte di organizzazioni private è spesso reso possibile avvalendosi della sola autorizzazione del Comune ospitante, senza alcuna legittimazione da parte degli organismi statali competenti.

È in atto un vero e proprio cortocircuito normativo che compromette ecosistemi delicati e meritori di particolare protezione, identificati e classificati da due direttive europee della Rete Natura 2000 (Direttiva  Habitat Direttiva Uccelli), che impone ad ogni Stato l’adozione di specifici provvedimenti per la loro tutela. Una situazione paradossale creatasi per effetto della sub-delega assegnata dalle Regioni ai Comuni per svolgere attività di pianificazione e regolazione degli usi turistici delle aree demaniali. La tutela dell’ambiente, ancor più dopo le recenti modifiche costituzionali (agli articoli artt.9, 41 e 117), è una competenza esclusiva dello Stato, per questo l’alterazione della biodiversità e il danneggiamento anche solo di un tratto di vegetazione dunale non possono essere autorizzati con un semplice atto amministrativo, per effetto della pressione sugli enti locali esercitata da importanti realtà economiche, con la promessa di ritorni economici per il territorio.

A maggior supporto intervengono i C.A.M. – criteri ambientali minimi – che sanciscono come tali eventi non si dovrebbero realizzare in luoghi fragili, come le spiagge.

La stagione 2024 sta registrando pessime percentuali di nidificazione dal fratino, che è un importante indicatore ecologico delle condizioni dei nostri sistemi dunali, con un abbandono di siti storici di nidificazione in diverse regioni costiere, mentre inesorabile avanza l’erosione costiera causata dalla progressiva antropizzazione delle coste, con la conseguente vulnerabilità alle inondazioni marine. Siamo sul punto di non ritorno, sembra essersene accorto persino Jovanotti che annuncia il ritorno nei Palasport. Un segnale incontrovertibile che obbliga alla presa di coscienza da parte di amministrazioni locali e promotori di eventi ludici, sportivi e musicali, che la stagione godereccia ai danni della natura è giunta al termine e sarebbe una follia proseguire nello sfruttamento sconsiderato degli ambienti naturali, le cui conseguenze ricadono su tutta la collettività.  

Inoltre, la recentissima approvazione della Nature Restoration Law, che rende ancora più stringente e impellente il rispetto dei residui margini di naturalità del nostro territorio, stabilisce l’obiettivo per gli Stati membri dell’UE entro il 2030 di ripristinare il buono stato di salute di almeno il 30% degli habitat individuati. La percentuale deve salire al 60% nel 2040 e al 90% nel 2050.

Ciò impone un totale ripensamento delle nostre azioni in termini ecologici.  

Per tali ragioni, il COORDINAMENTO ITALIANO TUTELA AMBIENTI NATURALI DAI GRANDI EVENTI (C.I. – T.A.N.G.E.), già firmatario della petizione NO AI GRANDI EVENTI, insieme alla FONDAZIONE MAREVIVO ha inviato una lettera ai Ministri dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, dei Trasporti Matteo Salvini e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida con la richiesta di fermare i grandi eventi in natura e di ripristinare il corretto iter procedurale ai fini del rilascio delle dovute autorizzazioni, affinché non sia permesso l’uso improprio ed incompatibile di aree demaniali e/o la modifica, anche solo temporaneamente, di caratteristiche di naturalità e di biodiversità, senza alcuna autorizzazione dagli organismi statali competenti.

Il C.I. T.A.N.G.E. ha inoltre realizzato, a supporto dell’azione di associazioni e cittadini a tutela della biodiversità, un VADEMECUM dal titolo Applicazione della normativa posta a tutela delle aree naturali, da considerarsi uno strumento di legalità per una difesa attiva degli habitat naturali contro la presente deriva che riduce a mero valore economico l’ambiente. Il Vademecum è il risultato diretto dei lavori seguiti al Convegno “Grandi eventi in siti naturali: quali impatti per l’ambiente e la biodiversità”, svoltosi lo scorso 9 marzo a Roma, presso la sede di Marevivo.

Le leggi ci sono ma la loro applicazione richiede un impegno attivo di vigilanza da parte di tutti, e solo insistendo, reiterando le richieste, gli appelli, le denunce, si riuscirà ad ottenere un cambiamento culturale e un diverso atteggiamento da parte di istituzioni ed enti di controllo. Per questo il Coordinamento ringrazia tutti coloro che nel corso di questa estate si mobiliteranno in difesa della biodiversità, per arginare il fenomeno dei grandi eventi in Natura.

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