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In vista delle imminenti elezioni, abbiamo invitato tutti i candidati alla Presidenza alla Regione Lazio a fornirci il loro punto di vista su temi che ci stanno molto a cuore e che riguardano la salute del mare e dell’ambiente e la transizione ecologica.

Hanno risposto alle nostre domande Donatella Bianchi (candidata alla Presidenza della Regione – Movimento Cinque Stelle) e Cristina Avenali (candidata Consiglio Regionale PD per Alessio D’Amato Presidente), che ringraziamo.

Donatella Bianchi risponde dalla sede di Marevivo sul Tevere

Donatella Bianchi ha accettato il nostro invito a partecipare a un incontro pubblico, moderato dalla Presidente di Marevivo Rosalba Giugni, direttamente sulla sede galleggiante dell’Associazione. Presenti anche il Prof. Livio De Santoli, Responsabile dell’energia presso l’Università La Sapienza di Roma, l’ex magistrato Gianfranco Amendola, esperto in normativa ambientale e Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde, che hanno rivolto alcune domande alla giornalista.

Transizione energetica: trasformazione delle nostre case, più ecologici, ma soprattutto la produzione di nuove energie. Quali sono gli obiettivi sulle rinnovabili e l’efficienza energetica che intende mettere in campo per il Lazio?

Credo che sia fondamentale rafforzare le comunità rinnovabili che già esistono e portarle alla massima diffusione, perché sono uno strumento di condivisione con la comunità. Dobbiamo prendere i buoni esempi che abbiamo, come il caso di Civitavecchia. Qui esiste già un grande polo per le energie rinnovabili: si tratta di un esempio che dovrebbe essere riprodotto. Il tema della continuità è proprio un aspetto importante che mi sta a cuore: bisogna applicare concretamente quello che è stato iniziato senza lasciarlo incompiuto. Purtroppo abbiamo visto come sia bastato cambiare il nome a un Ministero per non parlare più di biodiversità: la transizione ecologica non è fatta soltanto di “energia”. La transizione ecologica è un cambiamento trasversale che riguarda tutti gli ambiti della nostra vita, è un cambio di paradigma che riguarda le aziende, il mondo produttivo, noi come consumatori. Tra gli impegni che ho preso nei primi 100 giorni del mio mandato, se dovessi essere eletta Presidente, c’è quello della reintroduzione del super bonus. Il nostro Paese ha tante potenzialità ma è indietro dal punto di vista delle performance. Dobbiamo, invece, partire dalle scuole, che sono il luogo dove i ragazzi dovrebbero essere educati sin da subito alla sostenibilità.

Quali politiche intende portare avanti sul tema dell’educazione alimentare?

L’educazione alimentare deve passare per l’educazione scolastica. Non si può agire soltanto sui consumi, anche perché ancora non ci rendiamo conto di quanto sia forte l’impatto sul Pianeta. Una sana educazione alimentare deve ripartire da una rilettura del benessere della persona. Non dimentichiamo che un miliardo di persone non ha cibo, a fronte di persone che ne hanno troppo e che lo sprecano. Credo sia necessaria anche una riforma della medicina territoriale: servono soluzioni che partano dalla base, dai bisogni e dai disagi a livello psicologico. Occorre ripartire da una valutazione sociale.

Sarebbe d’accordo a potenziare con un fondo straordinario i prodotti agroalimentari locali (PAT) e la dieta mediterranea nel Lazio?

Anche la produzione agricola è uno dei volani più importanti della nostra regione. Per questo è necessario un supporto ai servizi eco-sistemici alla biodiversità, per lo sviluppo di un’agricoltura che impatti meno e una pesca sostenibile. Bisogna agire per priorità: la battaglia del glifosato è una battaglia a cui tengo e per cui mi batto da tempo. Un passo importante sarebbe quello della reintroduzione delle coltivazioni che esistevano già e che devono essere reintegrate nei limiti dei parametri di sostenibilità e garanzia di mantenimento dei servizi ecosistemici. Ci vuole un programma per capire qual è la tenuta idrogeologica (contro il dissesto), c’è sempre il tema delle conseguenze e della valutazione degli impatti di quello che si fa che in questo Paese non viene mai fatta.

Inceneritore: sì o no?

Si sono raccontate tante bugie sul tema dei rifiuti e dell’inceneritore in particolare, ma per me è importante valutare costo e conseguenze di questa scelta. La nostra regione è al 18° posto a livello di raccolta differenziata: è chiaro che va attuato un cambio di paradigma in una dimensione politica dove si tende ancora a confondere raccolta e chiusura del cerchio dei rifiuti. Il 60% circa dei romani è a favore dell’inceneritore perché pensa che così si risolverebbe il problema. Eppure siamo in una dimensione antistorica con tutto il resto del mondo che va nella direzione opposta. C’è un’impiantistica che esiste e che funziona: abbiamo offeso, umiliato questa terra con soluzioni che spesso e volentieri erano guidate dalla criminalità organizzata, perché dietro la gestione dei rifiuti c’è la malavita e se vogliamo un futuro virtuoso, facciamo quello che ci chiede l’Europa. Il punto su cui vorrei insistere è questo: se tu, cittadino, organizzi la raccolta differenziata, ti conviene perché paghi solo quello che produci, se invece è in azione l’inceneritore ci sono altri interessi in ballo.

Inquinamento da depurazione: tutto quello che non si depura finisce nel mare. Cosa pensa di fare per la depurazione delle acque?

Ho affrontato questo problema in prima persona come Direttrice del Parco Nazionale delle Cinque Terre, zone in cui la depurazione era tarata sul numero di abitanti senza contare l’enorme afflusso di turisti. Ovviamente c’è necessità di guardare a modelli innovativi che ci consentano di depurare l’acqua senza troppo impatto ambientale. Rispondo sempre che serve attenzione, perché le infrastrutture sono molte e bisogna ripartire da un quadro conoscitivo dell’infrastruttura idrica. L’errore che si fa è quello di omologare gli aiuti e di non modellarli sulla base della morfologia del territorio. È inaccettabile che ci siano realtà con un grande impatto turistico che non abbiano un piano di depurazione adeguato.

Convintamente indirizzati verso una transizione ecologica, aspetto sociale sottovalutato, siamo in un mondo in cui non si va verso l’eliminazione delle sofferenze e delle disparità.
Perché le fonti fossili sono la punta dell’iceberg: quello che c’è dietro il disastro della natura è anche il quadro ideologico. Come agire a livello di crisi sociale?

La visione è importante: la regione deve diventare una destinazione che abbracci Roma, ma che crei un brand territoriale. Ripartire dalla valorizzazione dei paesaggi, dalle aree naturali 30×30, dagli obiettivi dell’Agenda 2030, insieme alla strategia della biodiversità. Ricostruire una comunità che è fata di lotte intestine. Dobbiamo investire sulla formazione, sul sostegno dei giovani che hanno bisogno di un’attenzione specifica, e non girarci dall’altra parte di fronte alla situazione sociale attuale inaccettabile, con la reintroduzione del reddito di cittadinanza, lavorando insieme ai centri per l’impiego. Ancora, va sostenuta l’applicazione di una norma per cui la regione è parte civile nelle cause di femminicidio e di violenza minorile.

Legge Salvamare: non abbiamo i decreti attuativi. Il Tevere è una competenza regionale molto forte, e i corsi d’acqua sono quelli che portano vita e morte verso il mare. Cosa pensa di fare?

Semplificazione delle competenze, bonifica, rigenerazione, sviluppo, attività che si sviluppano sul fiume. Per me il Tevere è una parte della vita e del futuro di questa capitale, un fiume come questo garantire servizi eco sistemici fondamentali, che possa rappresentare un volano anche per l’economia. Serve una riqualificazione e rimettere mano a una riforma che va fatta passando per le attività identitaria.

Quali le azioni per le isole della regione?

Le isole sono state sempre il paradigma dell’impatto zero e della sostenibilità. Molto spesso però vengono dimenticate: ci vuole una continuità, le comunità devono avere la possibilità di accedere ai servizi sociali di base come tutti i cittadini, serve più rispetto per le comunità che in tutti i casi ci danno dimostrazioni di civiltà e senso della prospettiva. Ventotene ha un dissalatore che non ne è più in grado di funzionare correttamente. Bisogna fare un investimento serio. Le nostre isole devono essere preservate perché rappresentano il modello di sostenibilità da prendere in considerazione.

La voce di Cristina Avenali (risposte pervenute via mail)

La transizione energetica è accompagnata da una serie di azioni (uso delle fonti rinnovabili, creazione di comunità energetiche, riduzione dei consumi) contenute nel pacchetto di proposte “FIT for 55” che prevede una serie di normative con lo scopo di arrivare alla riduzione delle emissioni inquinanti, facendo segnare un -55% rispetto all’attuale livello di emissioni. Nel Pacchetto “FIT for 55” l’efficienza energetica gioca un ruolo decisivo. La Commissione europea ha in agenda la prossima approvazione della Direttiva cosiddetta Green Home, che dovrebbe essere poi recepita dalla legislazione nazionale e costituire la base per la riqualificazione energetica di tutti gli edifici che dovranno raggiungere almeno la classe energetica E entro il 2030.

Considerata la complessità e la vetustà del patrimonio edilizio italiano dalle grandi aree urbane ai piccoli comuni di borghi molto spesso oggetto di abbandono, si tratta di una sfida epocale che necessiterà politiche e misure adeguate anche a livello regionale di accompagnamento per avere edifici sempre più sostenibili.

Premesso quanto sopra: quali sono gli obiettivi sulle rinnovabili e l’efficienza energetica che Lei intende mettere in campo per il Lazio?

La Regione Lazio, in questo ultimo anno, ha finalmente approvato il piano energetico regionale, che, recependo i più ambiziosi obiettivi Ue, indica come obiettivo l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 entro il 2050 puntando al 100% di fonti rinnovabili. Tra le azioni principali previste: aumento della produzione di energia da Rinnovabili, elettrificazione dei consumi e misure di risparmio ed efficientamento energetico. Ma in questi anni abbiamo reso più efficienti energeticamente oltre 300 edifici pubblici, tra scuole, sedi amministrative, strutture sanitarie risparmiando 3.760 tonnellate di CO2, come aver piantato 20mila alberi. Anche il recente piano approvato della transizione ecologica prevede l’investimento di 5,9 miliardi di euro di cui 4,6 miliardi della programmazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e Piano Nazionale di Coesione (PNRR-PNC) e 1,3 miliardi di fondi europei (FESR, FEASR, FSE+) e 480 idee progettuali raccolte tramite un bando delle idee, all’interno delle quali ci sono idee per la transizione energetica come idrogeno, smart grid, accumuli e mobilità elettrica Nel mio ruolo di Responsabile dei Piccoli Comuni e dei Contratti di fiume presso la giunta della Regione Lazio ho potuto già affrontare il tema in questi anni, sia appunto nei Comuni fino a 5.000 abitanti sia nei centri più grandi tramite il lavoro che ci ha portato all’approvazione della Strategia regionale di Sviluppo Sostenibile e ad affrontare la definizione delle azioni di adattamento ai Cambiamenti Climatici. Sto già lavorando per lo sviluppo delle Comunità energetiche e uno degli obiettivi del mio programma è proprio costituire una Comunità energetica per ogni Comune, piccolo o grande, della nostra Regione, per produrre, condividere e consumare l’elettricità, tutelando l’ambiente e abbassando il costo delle bollette.

Quali misure si impegna a realizzare ad integrazione di una più vasta azione di rigenerazione urbana della regione?

Bisogna avere una visione complessiva negli interventi di rigenerazione delle nostre città, che tengano  insieme il recupero del patrimonio, evitando nuovo consumo di suolo, la mobilità la raccolta dei rifiuti, gli spazi verdi e di aggregazione socio culturale, riconnettendo il tessuto urbanistico e sociale attraverso gli spazi verdi e la natura e anche i nostri fiumi, come ad esempio stiamo facendo con una azione dei contratti  di fiume che prevede la costruzione di una passerella ciclopedonale sul fiume Aniene, per consentire agli abitanti del quartiere di Pietralata di andare nella riserva naturale dell’Aniene, di spostarsi con la bicicletta o a piedi per raggiungere il lavoro o la scuola, di rigenerare il quartiere e le sponde del fiume e rendere più fruibile e quindi anche più protetto il parco. Inoltre nella Strategia di Sviluppo sostenibile un focus è stato appositamente dedicato al GOAL 11 – CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI e al tema, ritenuto prioritario per la Regione, su CITTÀ INTELLIGENTI. Abbiamo investito in questo senso circa 16 milioni per circa 400 progetti finanziati ai piccoli comuni. Inoltre, ci sono stati avvisi e contributi per il recupero e riqualificazione urbana dei centri storici.

Per il passaggio a una produzione e a un consumo diversi sono necessarie azioni concrete per la diffusione della cultura del biologico, dell’alimentazione sostenibile e di lotta allo spreco alimentare soprattutto tra i più giovani. 

Quali politiche in tal senso intende portare avanti il nuovo Governatore della Regione?
Quali sono le prospettive future e le misure da intraprendere per la conversione biologica, strumento fondamentale per salvaguardare la biodiversità?
Ci risulta che il Lazio sia una delle Regioni che ancora permette l’utilizzo del glifosato: che posizione ha Lei in merito e cosa intende fare rispetto al tema delle monocolture e in particolare alla questione dei noccioleti?

La Regione Lazio proprio in questi ultimi mesi ha approvato con deliberazione di giunta regionale n. 15 del 12/01/2023 il Piano Strategico della PAC (PSP) per il periodo 2023- 2027. Approvazione del Complemento per lo Sviluppo Rurale (CSR) della Regione Lazio per il periodo 2023-2027. Avvio dell’attuazione regionale della programmazione della PAC 2023-2027. La deliberazione è stata pubblicata sul Burl n. 6 del 19 gennaio 2023. Con questo atto la Regione non assume nuove scelte rispetto al PSP ma riporta indicazioni di come la strategia nazionale viene declinata sul territorio, secondo le esigenze riscontrate e tenendo conto delle priorità che si intendono soddisfare, dando così una risposta alle specificità regionali. L’indirizzo politico regionale ha privilegiato, oltre all’obiettivo strategico derivante dal Green Deal europeo della transizione ecologica, anche l’esigenza di favorire lo sviluppo delle aree rurali, assicurando pari opportunità a tutti gli operatori, con particolare riferimento al ruolo delle donne in agricoltura. Inoltre, la Regione Lazio ha considerato prioritario incentivare l’agricoltura biologica, anche attraverso il potenziamento dei biodistretti. Infine, una particolare attenzione è stata riservata ai diritti dei lavoratori, alle politiche di inclusione ed alle iniziative per combattere lo sfruttamento dei lavoratori stranieri. Gli elementi caratterizzanti della programmazione 2023-2027 per quanto riguarda gli interventi di sviluppo rurale a livello regionale sono: La Transizione ecologica che prevede per l’intervento per l’adozione e il mantenimento di pratiche di produzione biologica uno stanziamento pari a 105,7 milioni di euro di spesa pubblica cofinanziata, punta sulla diffusione e lo sviluppo dei distretti biologici, inoltre prevede l’introduzione di tre nuovi interventi: la produzione integrata, l’uso sostenibile dell’acqua e l’agricoltura di precisione. Inoltre, è stata riservata una consistente dotazione in termini di spesa pubblica a favore delle tecniche di lavorazione ridotta dei suoli (24,3 milioni di euro nel corso del periodo quinquennale di programmazione). Nelle aree protette della Regione Lazio ci sono tante produzioni agricole di qualità e biologiche, dovremmo arrivare al 100% della produzione biologica nei parchi, sostenendola con risorse economiche e anche di promozione ed esportare il modello al di fuori delle aree protette. In merito alle sostanze chimiche di sintesi, purtroppo il loro impiego è ancora molto diffuso anche se in netta diminuzione rispetto a 10 anni fa; i dati sono confermati anche dai rapporti di Ispra in merito alla qualità delle acque, sia dai dossier delle associazioni. Importante in questo panorama è stata la legge 9 marzo 2022, n. 23, che riguarda le Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico. Fermo restando quanto detto prima, i dati sul glifosato sono contrastanti, il problema è particolarmente sentito nelle aree del viterbese dove negli ultimi anni 13 comuni del Lazio lo hanno vietato con ordinanze e a livello legale sono stati contrastati dai produttori, che facendo riferimento a norma europee contestano le ordinanze perché il divieto riguarda l’uso del glisofato con altre sostanze. Sicuramente penso sia necessario incentivare l’utilizzo di tecniche di intervento o, meglio ancora, di prevenzione alternative ai fitofarmaci.

Il nostro Pianeta e la nostra economia non sopravviveranno se continueremo a seguire l’attuale modello economico lineare. Le risorse sono preziose e vanno conservate, sfruttandone al massimo il potenziale valore economico.

Nell’ambito del pacchetto normativo europeo sull’economia circolare cosa intende fare il futuro Presidente della Regione Lazio?
Quale proposta Lei intende portare avanti per la gestione dei rifiuti in una città come Roma, ma anche sull’intero territorio regionale?

La Regione Lazio con l’approvazione della Strategia regionale di sviluppo sostenibile, avvenuta in questi anni, ha potuto capire la propria posizione rispetto ad alcuni parametri, confrontandoli con il panorama nazionale, in particolare per il Goal 12, che riguarda appunto Consumo e produzioni responsabili. L’analisi di alcuni dati quali la diminuzione di produzione dei rifiuti e l’aumento della raccolta differenziata, negli anni dal 2010 al 2019, ha presentato andamenti molto simili a quelli nazionali sia rispetto al valore assoluto raggiunto dall’indice sia al suo andamento nell’arco di tempo considerato. Gli andamenti degli indicatori relativi al Goal 12 consentirebbero il raggiungimento dei target entro i tempi previsti. La Strategia riporta le proposte, sia dell’amministrazione, sia del territorio per il Goal 12 ed in particolare sull’Economia circolare, tema ritenuto prioritario per la Regione. Molte sono le azioni descritte per le quali si rimanda al documento completo, articolate in Funzione di orientamento/sensibilizzazione agli enti locali e imprese, Funzione informativa, Funzione di semplificazione, Funzione di facilitazione (in particolare tra mondo della ricerca, mondo imprenditoriale e utilizzatore finale), Funzione finanziaria e Funzione formativa. Inoltre, la strategia riporta Interventi mirati per settori/ambiti merceologici. Tra le azioni sono stati individuati i Distretti di Economia circolare. Proprio su questo si sta avviando un progetto sperimentale nelle aree di “Romanatura”, che coinvolge i quartieri periferici del Comune di Roma. La natura plurifondo dei distretti che ricordiamo coinvolgono diversi ambiti quali l’economia circolare e l’autoproduzione energetica, la green economy, lo sviluppo locale ed il turismo diffuso, la mobilità sostenibile, l’inclusione sociale, risulta in linea con le indicazioni della Comunità Europea, pertanto li rende idonei ad accedere ai diversi programmi dei Fondi. Continueremo a lavorare per promuovere e supportare l’attuazione dei Distretti di Economia Circolare nella nuova Programmazione 21 -27. Nel Lazio è stato approvato il Piano Regionale dei Rifiuti, che mira a superare l’approccio dell’economia lineare, in cui la produzione genera rifiuti che vanno trattati e smaltiti, per passare invece ad un’economia circolare che punta alla riduzione dei rifiuti e ad un recupero di materia. Il nuovo Piano indica da una parte le azioni di contrasto alla produzione dei rifiuti e allo sviluppo della raccolta differenziata, mentre dall’altra parte prevede la localizzazione delle aree idonee e l’indicazione degli impianti necessari per il trattamento e lo smaltimento delle varie tipologie di rifiuti, da quelli urbani a quelli industriali, dai rifiuti speciali ai fanghi dei depuratori. Sono pertanto due i pilastri della nuova pianificazione regionale: l’autosufficienza del Lazio e un’equa ripartizione territoriale del peso impiantistico – per chiudere il ciclo dei rifiuti all’interno dei propri confini – e l’economia circolare con investimenti e interventi concreti per favorire la raccolta differenziata, il riciclo dei rifiuti e il riuso delle materie, sostenendo la realizzazione di una filiera industriale ecosostenibile. In questi anni, grazie al sostegno ai comuni per la raccolta differenziata, la Regione è passata dal 16% del 2013 al 56,5% del 2021, se non considerassimo Roma la raccolta differenziata media nel Lazio sarebbe al 65%. Per questo dobbiamo agire sulla città di Roma, incrementando la raccolta differenziata, costruendo impianti per le raccolte differenziate. Per fare questo si dovrebbe spingere sull’attuazione della tariffa puntuale, che è legge regionale: estendendo la raccolta porta a porta dei rifiuti e riconoscendo ai cittadini e condomini virtuosi la riduzione della TARI. Inoltre si propone di sviluppare i Centri per il Riuso come mezzi per la riduzione dei rifiuti prodotti e la diffusione di stili di vita ecologicamente ed economicamente più sostenibili, creando al contempo posti di lavoro di qualità.

Rimanendo sempre in tema e pensando alle emergenze provocate negli ultimi anni dalla siccità, si sta ponendo la questione del riutilizzo delle acque depurate. Lo stato di degrado dei corsi d’acqua del Lazio, dai più piccoli al Tevere necessitano di piani di risanamento ambientale (studi scientifici e investimenti) poiché determinano lo stato di salute delle coste laziali. Un rilievo prioritario assume la riduzione del macro inquinamento (grandi rifiuti) dei fiumi verso il mare attraverso sistemi di recupero alla foce e lungo le sponde, anche se in tal senso alcuni progetti sono stati già avviati.

Rispetto a quanto sopra, come pensa di poter intervenire? Cosa intende fare rispetto al sistema depurativo regionale?

Per il Sistema depurativo la Regione, con i Gestori e, in particolare, in alcune zone con il Commissario unico per le infrazioni comunitarie, ha previsto un articolato programma di interventi.  Il riutilizzo delle acque depurate, è un passo necessario, come anche supportato dalla direttiva comunitaria, che considera prioritaria l’esigenza del risparmio e dell’uso razionale delle risorse idriche e su cui ogni regione deve legiferare. Rappresenta sicuramente elemento importante nel percorso che porta dal ciclo aperto al ciclo chiuso dell’acqua. Dal piano di tutela delle acque emerge quale sia il quadro attuale per il contesto regionale: sono presenti 4 impianti di depurazione autorizzati per il riutilizzo delle acque reflue trattate in agricoltura ed inoltre sono in corso interventi per il riutilizzo in agricoltura delle acque reflue depurate nei Comuni di Latina e Sermoneta. Il riutilizzo delle acque reflue è tra le azioni previste nella Strategia regionale di Sviluppo Sostenibile. Per quanto riguarda i nostri fiumi, in particolare nell’ambito dei Contratti di fiume, che hanno come obiettivo principale il risanamento e la tutela del corso d’acqua e/o del bacino idrografico, abbiamo sviluppato progetti per la raccolta dei rifiuti. Sono ormai note le nostre barriere acchiapparifiuti sul Tevere, sull’Aniene e sul Garigliano. Abbiamo raccolto circa 12 tonnellate di rifiuti, avviando il possibile al riciclo. Abbiamo stanziato 3 milioni di euro sulla programmazione del FESR 2021 -2027 per poter diffondere l’intervento nel territorio laziale e per dare spazio a nuove tecnologie. In questo settore è molto importante guardarsi intorno, supportando anche le start up.

Il presidio del territorio marino, la salvaguardia di culture marinaresche locali, l’implementazione del turismo insulare richiedono adeguate azioni per rafforzare la valorizzazione delle isole minori, patrimonio ambientale ed economico del nostro Paese, unico nel mondo intero, anche attraverso l’impiego di energie rinnovabili e la messa a punto di apposite azioni di gestione integrata delle isole stesse. Andrebbero implementate azioni ad hoc pilota “Isola a impatto zero”. La costituzione di questo Laboratorio Innovativo, porterebbe sviluppo sociale di dimensioni economicamente rilevanti. La copertura di questa iniziativa sarebbe garantita dai Fondi Europei Strutturali coerenti con l’obiettivo.

Tutto quanto sopra riportato è già nei suoi programmi?

In questi anni abbiamo lavorato al progetto sperimentale dei Contratti di Area Marina Protetta, applicando alle aree marine protette del Lazio, Isole di Ventotene e Santo Stefano e le Secche di Tor Paterno, i principi dei contratti di fiume, quali strumenti volti a tutelare, valorizzare e sviluppare il territorio, con il coinvolgimento di tutti i soggetti, dalle amministrazioni ai cittadini, a chi si occupa di turismo, educazione ambientale etc. Il progetto è nato grazie ad un progetto europeo che ha coinvolto i paesi del Mediterraneo. Inoltre, come Responsabile dei Piccoli Comuni del Lazio ho lavorato in sinergia con l’amministrazione comunale per la gestione dei rifiuti, in particolare la Regione ha finanziato dei nuovi compattatori, il “compostaggio di prossimità” volto alla riduzione della frazione organica dei rifiuti urbani e per l’applicazione della tariffa puntuale, il progetto “BARCA A BARCA”, di cui il comune di Ponza è capofila per un servizio di raccolta differenziata barca per barca, su ogni natante fermo presso le isole di Ponza e Ventotene, in modo da assicurare il corretto smaltimento e differenziamento da parte dei proprietari delle imbarcazioni. Ventotene è plastic free già da maggio 2019. A Ventotene è nata anche la prima Comunità energetica, sempre finanziata grazie ad un avviso pubblico indetto dalla Regione Lazio. Come riconosciuto anche nel Dossier di Legambiente: nelle due isole pontine di Ventotene e Santo Stefano è stato avviato il “Laboratorio per lo sviluppo turistico sostenibile” per supportare e valorizzare le risorse locali in un’ottica di sviluppo turistico sostenibile. L’obiettivo del laboratorio è contribuire alla realizzazione di progetti innovativi, in particolare nell’ambito dei servizi di accoglienza e turistici, capaci di dare risposte concrete ai bisogni e alle esigenze del territorio.” Entrambe le isole, Ponza e Ventotene, hanno in fase attuativa la realizzazione di servizi e infrastrutture di mobilità sostenibile terrestre e via mare. Con i fondi europei dobbiamo proseguire questo lavoro.

Il caso Ventotene. La produzione di acqua potabile da dissalazione, nell’isola di Ventotene, resta un problema insoluto che ha segnato ritardi e disagi alla rete idrica esterna e interna alle abitazioni. Dal novembre 2017 ad oggi, l’approvvigionamento idrico di Ventotene resta gravemente inadeguato e rischioso per la salute dei cittadini come evidenziato in una nota dell’Associazione Comunità Lazio Meridionale Pontine.

Come pensa di intervenire?

La realizzazione di impianti dissalatori, soprattutto in funzione dell’approvvigionamento idrico nelle isole minori, è senz’altro un percorso positivo che coniuga abbattimento delle emissioni climalteranti e dell’inquinamento sprigionato dalle centinaia e centinaia di navi cisterna, quotidianamente impiegate per trasportare acqua dalla costa alle isole stesse, il dissalatore installato da Acqualatina dal 2017, con una ricerca della maggior salubrità possibile della risorsa. Quanto successo però a Ventotene, con il dissalatore installato da Acqualatina nel 2017, è però un esempio di quanto non dovrebbe accadere: seppur del tutto simile per dimensione e lontananza dalla costa a diverse isole dove ci sono dissalatori che non hanno portato grandi problemi nell’erogazione civile, qualcosa è chiaramente andato storto. Dalla prima fase, per mesi e poi per anni, soprattutto in considerazione delle utenze più alte (s.l.m.) dell’isola, è sgorgata acqua torbida del tutto inutilizzabile, sembra per una grave mancanza di mineralizzazione successiva alla dissalazione, senza il quale processo, l’acqua immessa in rete era praticamente acqua demineralizzata che poi, nelle tubature vetuste, raccoglieva agenti chimico fisici che ne abbattevano la qualità. A seguito poi di una fase durante la quale il gestore chiedeva alle utenze di far scorrere sempre l’acqua per velocizzare il processo di decadimento chimico-fisico negli impianti di distribuzione, si è giunti ad un equilibrio che ha visto sostanzialmente risolvere i problemi per gran parte delle abitazioni. Problemi poi ritornati, fino alle scorse settimane quando altri malfunzionamenti hanno portato nelle case dei ventotenesi acqua salmastra, chiaramente inadeguata all’uso civico. Ben venga a Ventotene il dissalatore, ma dopo tanto tempo e così tanti problemi, bisogna chiedere con forza ad Acqualatina, responsabile della sua generazione e gestione, di rendere efficace l’impianto come non è mai stato, tenendo anche in considerazione il ritorno alla navigazione verso Ventotene di diverse navi cisterna per attenuare in alcuni momenti i disagi. Se c’è una responsabilità è quindi quella del gestore, verso il quale tornerò ad impegnarmi in Regione affinché il servizio idrico dell’isola riprenda a funzionare con la chiave moderna dell’utilizzo di dissalazione, ma anche predisponendo il giusto ristoro per una collettività che ha dovuto ricorrere all’utilizzo massivo di acqua in bottiglie di plastica per ogni uso domestico, con un aumento assoluto dell’utilizzo stesso durante i periodi estivi di balneazione.