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Il Jova Beach Party ha provocato un considerevole impatto su piante e animali delle spiagge, riproponendo su larga scala il tema dell'uso scorretto di ambienti naturali o semi-naturali per la realizzazione di grandi eventi.

Nei giorni scorsi il Comune di Vasto (CH) ha annunciato tre giorni di concerti, in occasione del 1° maggio 2023, dunque in pieno periodo di riproduzione del fratino, in quella che nel Comunicato viene arbitrariamente ribattezzata come “Arena Jova”, ovverosia l’area di Fosso Marino già teatro dello stesso Jova Beach Party.

Come “Coordinamento Italiano per la Tutela degli Ambienti Naturali dai Grandi Eventi” (CI TANGE), recentemente costituitosi in rappresentanza di circa cinquanta associazioni e comitati a carattere nazionale e locale, non possiamo che condannare fermamente tale scelta e manifestare preoccupazione per quella che appare a tutti gli effetti come una volontà di trasformazione d’uso della spiaggia in area eventi per la quale il concerto di Jovanotti, con le sue ruspe, ha assunto – come in altre tappe del tour – il ruolo di apripista.

Ricordiamo che quello di Vasto finora è stato l’unico concerto del Jova Beach Party ad essere annullato, nel 2019, per ragioni di sicurezza legate anche alla presenza di un corso d’acqua nell’area. Tale corso d’acqua costituiva un ambiente naturale – in connessione ecologica con la vicina Riserva Naturale Marina di Vasto – ospitante vari anfibi (fra cui il rospo smeraldino), persino anguille ritrovate morte dopo lo sbancamento per il JBP annullato del 2019 e varia fauna ornitica stanziale e migratoria come – a solo esempio fra tanti – beccamoschini, pendolini, usignoli di fiume, cannareccioni e fratini. Il corso d’acqua, se rinaturalizzato come da indicazioni del Piano del Demanio Comunale in ossequio a quello regionale, può tornare a svolgere tale funzione.

Ricordiamo all’uopo che la tappa di Vasto nel 2022 è stata l’unica dalla quale il WWF – partner del Jova Beach Party sin dal 2019 – si è dissociato negando l’uso del logo, proprio per i danni ambientali legati agli interventi su Fosso Marino, oltre che per il disturbo arrecato, dai lavori di preparazione del concerto, a una nidificazione di fratino, avvenuta nella stessa area. Preliminari allo svolgimento del Jova Beach Party sono stati difatti i lavori di tombatura del corso d’acqua, una pratica tra l’altro vietata per legge.

È da ammirare dunque il “coraggio” con il quale la vicesindaca Fioravante – in risposta a una recente interrogazione comunale sul tema – descrive il disastro ambientale ed economico dei lavori su Fosso Marino facendoli passare come un successo. Non è stato risolto nulla come può constatare ogni cittadino recandosi sul posto e osservando la tombatura che “salta” ad ogni pioggia consistente: i pezzi di tubatura oramai scollegati che indecorosamente giacciono da settimane sulla riva, e il degrado ambientale dell’area, sono il segno incontestabile di tale fallimento. Il finanziamento con denaro comunale (in attesa di quello regionale) è una specie di ammissione di colpa per l’assurdo intervento che contrasta apertamente con il Piano del Demanio Marittimo di Vasto, il quale classifica l’area come Sottozona denominata di “Tutela ambientale e riqualificazione – rinaturalizzazione”. Gli stessi lavori definiti nella Deliberazione comunale del 14/04/22 di “Manutenzione e riqualificazione ambientale” sono in realtà serviti a tombare surrettiziamente il Fosso, tramite una variante in corso d’opera, al solo scopo (ripetiamo: Al solo scopo!) di permettere lo svolgimento del Jova Beach Party, che non viene minimamente citato nell’intervento della vicesindaco. Non si capisce difatti come possa definirsi di “riqualificazione ambientale” un intervento che preveda l’intubazione di un corso d’acqua, come se questa fosse davvero necessaria per “garantire il regolare deflusso delle acque in totale sicurezza”.

È inoltre una dimostrazione di imperdonabile ignoranza da parte della stessa vicesindaco citare solo la presenza di piante infestanti, dato che la stessa Relazione ambientale preliminare ai lavori, commissionata dallo stesso Comune, attribuiva alla vegetazione ripariale – principalmente un fragmiteto – un “compito ecosistemico, di arricchimento naturalistico e fitodepurativo delle acque, oltre che paesaggistico, in un contesto locale altrimenti fortemente antropizzato e trasformato” e prescriveva che venissero salvaguardate  tutte quelle specie psammofile “che costituiscono la vegetazione di maggior rilievo, tra cui prevalgono la Silene colorata, il Ravastrello marittimo, il Ginestrino delle spiagge, la Salsola erba-cali”, riferibili agli Habitat comunitari “1210-vegetazione annua delle linee di deposito marine” e “2110-dune mobili embrionali”. Le foto successive al Jova Beach Party attestano inequivocabilmente come fosse invece stata azzerata qualunque presenza botanica, oltre che faunistica, sul tratto di spiaggia interessato.

In ogni caso, nella stessa Deliberazione Comunale si sottolinea il carattere di transitorietà di questi interventi in quanto la perizia di variante, datata 07/04/2022, viene definita “quale misura temporanea nelle more della riqualificazione definitiva come prevista dal Piano Demaniale Marittimo”. Rimaniamo dunque in attesa che finalmente il Comune -invece di annunciare nuovi concerti- agisca al più presto secondo quelli che sono gli strumenti di pianificazione a livello regionale e comunale per ripristinare la naturalità di Fosso Marino, garantendo alla vegetazione anche quel ruolo di fitodepurazione delle acque, importante per contribuire a scongiurare nuovi divieti di balneazione nel tratto di mare antistante, come già successo subito dopo il JBP, a dimostrazione della totale assurdità ecologica e igienico-sanitaria dello sciagurato intervento.