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Immaginate di recarvi al vostro supermercato di fiducia, state dando un’occhiata al banco del pesce e vi trovate di fronte alla solita maledetta vaschetta di plastica. Qualcosa però cattura particolarmente la vostra attenzione. Guardate più da vicino e, no, non soffrite di allucinazioni: i granchi imballati all’interno sono vivi.

Grazie a molteplici studi scientifici, sappiamo che la plastica rappresenta l’85% dell’inquinamento marino globale e che danneggia gli individui che compongono la fauna e la flora marina a livello fisiologico, comportamentale e fisico, con un impatto anche sugli esseri umani.

Anche se non conosciamo ancora le ripercussioni sulla salute dell’uomo, secondo uno studio del 2021, le microplastiche sono già presenti nel nostro sangue e nella placenta delle donne. Non solo inaliamo nanoplastiche, a volte addirittura le beviamo, perché vengono rilasciate nell’acqua dalle bottiglie in cui sono contenute.

Se tutti questi motivi non bastassero già a convincerci che abbandonare l’utilizzo di plastica monouso – vaschette del supermercato comprese – sia fondamentale per la salute degli ecosistemi e per la nostra, forse potrebbe aiutarci pensare che, in alcuni casi, gli animali vengono imballati vivi per essere venduti freschi e, per rendere tutto ancora più tragico, scoprire che questi stessi animali soffrono.

Nel 2021, uno studio indipendente della London School of Economics and Political Science conferma la tesi secondo cui decapodi e cefalopodi provano dolore. Gli esperti hanno analizzato trecento ricerche sul tema prima di giungere alla conclusione che polpi, calamari, seppie e ancora granchi, aragoste, gamberi, sono a tutti gli effetti esseri senzienti, in quanto, al contrario di altri invertebrati, posseggono un sistema nervoso centrale molto complesso. Uno dei tratti distintivi principali della sensibilità, questo, che gli permette di provare dolore ma anche sentimenti come gioia, paura, piacere e terrore, come sottolinea anche Animal Equality, una delle principali organizzazioni internazionali che si batte per la difesa dei diritti degli animali.

Il risultato ottenuto dagli studiosi inglesi ha portato il Regno Unito ad aggiungere un emendamento al disegno di legge “Animal Welfare Sentience Bill” che già tutelava come animali senzienti i vertebrati, aggiungendo anche le specie marine individuate dallo studio. La nuova legge ha visto anche la formazione di un Comitato indipendente per la sensibilità degli animali (Animal Sentience Committee), nato formalmente il 25 maggio scorso, con l’obiettivo di garantire che il benessere degli animali rimanga al centro della politica del governo e l’introduzione di sanzioni fino a 5.000 sterline per punire reati relativi alla salute degli animali (ad es. l’importazione di prodotti animali illegali).

Nell’articolo scientifico, i ricercatori suggeriscono inoltre soluzioni alternative affinché le pratiche commerciali di questi animali siano più rispettose. Fra quelle da evitare c’è – non potevamo non aspettarcelo – la vendita di crostacei decapodi vivi e la bollitura da vivi senza stordimento.

Il professor Jonathan Birch, Professore associato presso il Center for Philosophy of Natural and Social Science e tra i principali ricercatori del progetto Foundations of Animal Sentience della LSE, dichiara che questi animali «dovrebbero essere inclusi nell’ambito della legge sul benessere degli animali» e che «l’emendamento aiuterà anche a rimuovere un’importante incoerenza: i polpi e altri cefalopodi sono stati protetti dalla scienza per anni, ma finora non hanno ricevuto alcuna tutela al di fuori della scienza».

Imballare animali vivi, oltre a mostrarci ancora una volta il grande problema dell’uso inappropriato che facciamo della plastica, rappresenta anche un atteggiamento crudele e inutile dell’essere umano nei confronti di altre specie che, come noi, provano emozioni e sentimenti. 

Il fatto che gli animali acquatici non possano comunicare la loro paura attraverso grida e urla, non giustifica in alcun modo l’atrocità dei nostri comportamenti e non annulla il dolore provato. L’unica voce che hanno gli animali marini è quella della scienza e di chi li rispetta e cerca di proteggerli.

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