Dopo anni di proposte e negoziati per la tutela dell’Adriatico meridionale, la Commissione Generale della Pesca nel Mediterraneo (CGPM) ha istituito nel Canale di Otranto, tra Italia e Albania, la più estesa zona di restrizione alla pesca, detta “Fisheries Restricted Area” (FRA)
La decisione è stata adottata all’unanimità e prevede una serie di misure tra cui il divieto alla pesca di fondo in un’area centrale (core area) di oltre 1.900 km2, e una forte riduzione della pesca in una zona cuscinetto (buffer area) di circa 700 km2.
Presentata alla CGPM nel 2018 da MedReAct e dall’Adriatic Recovery Project, la proposta di istituzione di una “Fisheries Restricted Area” nel Canale di Otranto ha innalzato il livello di attenzione su quest’area così ricca di biodiversità.
“Un grande risultato che alimenta la speranza che si possa ancora fare molto per proteggere i nostri mari e restituirli alla salute e produttività del passato”, sostiene il Prof. Roberto Danovaro, membro del Comitato Scientifico di Marevivo.
Il Canale di Otranto costituisce un’area unica in Adriatico, grazie ai suoi ripidi pendii che raggiungono profondità di oltre 900 metri, uniti alla presenza di caratteristiche fisiche che influenzano la dinamica della circolazione delle acque e lo scambio idrico con l’intero bacino del Mediterraneo. I suoi fondali ricchi di organismi ospitano coralli bianchi e aggregazioni di spugne profonde, nonché alcuni dei più importanti giardini di Isidella elongata del Mediterraneo.
L’Isidella elongata, nota anche come corallo bambù, è una rara gorgonia che svolge un ruolo importantissimo nel formare colonie che si arricchiscono di specie e sostengono zone di riproduzione e accrescimento di specie commerciali, come gamberi, naselli e scampi, aumentando la biodiversità marina. Inoltre, il Canale di Otranto è un ambiente ideale per il sostentamento di delfini, tartarughe, del diavolo di mare e della balena di Cuvier, tanto da essere oggetto nel 2021 di un appello per la sua protezione, sottoscritto da oltre 100 ricercatori, da 37 Università e centri di ricerca italiani.
La decisione fa seguito anche agli straordinari risultati ottenuti dall’istituzione, nel 2017, di una FRA nella Fossa di Pomo in Adriatico centrale. In quest’area si è registrato, in pochi anni, uno straordinario aumento della biomassa di scampi e naselli, contribuendo al recupero di stock ittici sovrasfruttati e al futuro della pesca.
“Dopo l’istituzione della FRA delle Fossa di Pomo e di quella del Canyon di Bari nelle acque al largo della Puglia, l’istituzione di una nuova riserva marina nel Canale di Otranto, costituisce un ulteriore passo verso la creazione in Adriatico della prima rete di FRA del Mediterraneo: un modello da replicare nel resto della regione” ha dichiarato Domitilla Senni.