Skip to main content

Ogni anno vengono uccisi 100 milioni di squali per le pinne richieste dal mercato della gastronomia orientale

Da sempre un forte retaggio culturale ci porta ad avere paura degli squali e a considerarli come animali terribili e pericolosi. In realtà, sono loro che dovrebbero avere paura di noi. Nella Lista Rossa delle specie minacciate di estinzione (The IUCN Red List of Threatened Species) – il più ampio database di informazioni sullo stato di conservazione di animali e piante di tutto il mondo – emerge infatti che il 37% degli squali e delle razze è a rischio estinzione.

Ogni anno vengono uccisi in tutto il mondo oltre 100 milioni di squali, per colpa di pratiche di pesca illegale e non regolamentata e altre pratiche violente e brutali come quella dello shark finning, che consiste nel mutilare lo squalo privandolo delle pinne – la parte più richiesta del corpo dell’animale, perché utilizzata in alcune cucine orientali come ingrediente ad alto costo – e nel rigettarlo in mare ancora vivo per non appesantire l’imbarcazione. In questo modo, non potendo più respirare, nuotare e procurarsi cibo, lo squalo è destinato a morire per soffocamento o dissanguamento. E insieme a lui, anche il futuro dei nostri oceani.

Questi animali infatti hanno un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema: sono preziosi predatori apicali che regolano la presenza delle specie di pesci più piccoli garantendo così un equilibrio nella piramide biologica marina.

Secondo una recente analisi pubblicata da Nature, la popolazione globale degli squali si è drammaticamente ridotta del 71% negli ultimi 50 anni. Per questo, Marevivo si batte contro la pratica del finning ed è da sempre in prima linea con diverse iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tutela degli squali. Tra le più importanti ricordiamo un appello – in occasione del voto al Parlamento sulla modifica del regolamento sul finning – a cui hanno partecipato oltre 70 rappresentanti del mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo, per chiedere agli europarlamentari italiani di sostenere il divieto di rimozione delle pinne di squalo senza eccezione.

All’interno dell’Unione Europea dal 2013 è in vigore il regolamento 605/2013Fins Naturally Attached”, che sancisce il divieto di separare pinne e carcassa di squali a bordo dei pescherecci e vieta dunque senza eccezioni lo stoccaggio, il trasbordo e lo sbarco di tutte le pinne di squalo nelle acque e su tutte le navi dell’UE. Tuttavia, le sporadiche ispezioni sulle attività in mare aperto non riescono a fornire dati sull’effettiva quantità di pinne sbarcate illegalmente in Europa, che resta uno dei maggiori centri di transito e commercio di pinne a livello mondiale. In media, ogni anno vengono ufficialmente esportate dall’UE 3.500 tonnellate di pinne, per un valore complessivo di circa 52 milioni di euro.

Qualcosa per fortuna si sta già muovendo nella giusta direzione: negli Stati Uniti l’8 giugno 2021 il Senato americano ha approvato un provvedimento chiamato “Shark fin sales elimination act”, il cui obiettivo è vietare definitivamente il commercio delle pinne di squalo e altri prodotti che le contengono. In Europa invece sono in corso iniziative come l’IPOA Shark (International Plan of Action for Sharks) e l’EUOPA Shark, il piano d’azione della Commissione Europea, che incoraggiano gli Stati membri a sviluppare iniziative di protezione nazionali.

Marevivo supporta con forza l’iniziativa dei cittadini europei “Stop finning – Stop the trade” per porre fine all’asportazione e al commercio di pinne di squalo nell’UE. Il traguardo di 1 milione di adesioni – necessario per presentare la richiesta alla Commissione Europea – è stato superato nei giorni scorsi e l’Italia rientra tra i primi cinque paesi europei in cui è stata raggiunta la soglia minima di dichiarazioni di sostegno. Abbiamo ottenuto un primo risultato importantissimo, ma dobbiamo continuare ad agire subito e insieme, per fare davvero la differenza.