Il convegno a Napoli presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
Negli ultimi anni, il problema delle microplastiche è cresciuto in modo esponenziale. Le conseguenze sull’ambiente sono ormai note, ma sempre di più emerge l’evidenza dei danni alla salute umana, come dimostra il risultato di una ricerca che evidenzia la diretta correlazione tra inquinamento da micro-plastiche e l’insorgenza di patologie: il rischio di infarto del miocardio e di ictus cerebrale risulta 4,5 volte superiore. Se ne è discusso ieri in occasione del Convegno “Gli effetti delle microplastiche nell’ambiente e le ricadute sulla salute umana” che si è svolto a Napoli, nella Sala del Rettorato dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, in collaborazione con la Fondazione Marevivo.
Una collaborazione sancita dal confronto di venerdì mattina che ha visto il Rettore dell’Ateneo Gianfranco Nicoletti, seguito dal Prorettore alla Green Energy e alla Sostenibilità Ambientale e Delegato RUS Furio Cascetta, ribadire l’impegno dell’Ateneo nei confronti delle tematiche inerenti la sostenibilità ambientale.
Le micro-nanoplastiche sono un agente inquinante ambientale molto grave e largamente diffuso: basti pensare che tali sostanze possono essere presenti nelle bottiglie di plastica che contengono latte o acque minerali, nelle confezioni dei contenitori che utilizziamo per riscaldare il cibo nei forni a micro-onde, nei cosmetici o nell’aria, in seguito alle frenate delle auto che liberano dagli pneumatici.
Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The New England Journal of Medicine, ideato e coordinato dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha fornito per la prima volta la prova che le microplastiche e le nanoplastiche ingerite o inalate sono associate a esiti di malattie cardiovascolari nell’uomo, indicando che le materie plastiche hanno costi sempre più elevati, ormai visibili, per la salute umana e l’ambiente.
“Nel nostro studio sono state esaminate le placche aterosclerotiche asportate per prevenire un ictus cerebrale dalle carotidi di pazienti che sono stati poi seguiti per un periodo di 3 anni – hanno dichiarato Giuseppe Paolisso e Raffaele Marfella, Dipartimento Scienze Mediche e Chirurgiche Avanzate DAMSS Università della Campania. – I pazienti che presentavano forme di inquinamento delle placche riportavano un maggior rischio di infarto del miocardio e di ictus cerebrale – di circa 4.5 volte superiore – rispetto ai pazienti senza inquinamento delle placche, poiché le placche inquinate erano più infiammate (a causa della presenza delle microplastiche) e quindi più instabili e fragili. È altamente verosimile che questa aumentata fragilità e instabilità si traduceva in una maggiore possibilità di rottura, con l’entrata in circolo dei frammenti che erano poi responsabili dell’ostruzione a distanza di piccoli vasi a livello cardiaco e cerebrale”.
Fondazione Marevivo, dal canto suo, è da quarant’anni impegnata nella tutela del mare e degli esseri viventi che lo abitano, attraverso azioni concrete e campagne di sensibilizzazione nazionali e internazionali e dialogando con i Governi per ottenere leggi efficaci finalizzate a proteggere l’ecosistema marino. Tra i suoi obiettivi: la conservazione della biodiversità, lo sviluppo sostenibile, la valorizzazione delle aree marine protette, l’educazione ambientale, la pulizia di coste e fondali marini, la lotta alla pesca illegale e all’inquinamento da plastica.
“Abbiamo lanciato l’allarme sui danni prodotti dalla dispersione delle microplastiche nell’ambiente già anni fa e grazie alle nostre battaglie si è arrivati a una legge che dal 2020 ha introdotto il divieto delle microplastiche nei cosmetici da risciacquo – dichiara Raffaella Giugni, Segretario Generale Marevivo. – Anche le microfibre rappresentano una seria minaccia per l’ambiente e la salute dell’uomo, per questo Marevivo ha promosso la campagna #stopmicrofibre denunciando che il lavaggio dei capi è una delle cause principali della loro presenza in mare, dove vengono ingerite dai pesci per poi entrare nella catena alimentare”.
Attraverso una ricerca sulle microplastiche presenti nei campioni di latte materno, condotta da Elisabetta Giorgini, Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, Università Politecnica delle Marche, con Valentina Notarstefano e partendo da uno studio di Antonio Ragusa, sono state individuate più di 50 microplastiche distribuite nel 76% dei campioni analizzati.
“La ricerca è proseguita sempre in ambito umano, con l’analisi di campioni umani di urina e sperma, in collaborazione con Luigi Montano dell’ASL Salerno, e Oriana Motta dell’Università degli Studi di Salerno. Anche in queste due matrici biologiche, abbiamo individuato microplastiche derivanti da matrici polimeriche commerciali, quali polietilene, policarbonato, polistirene, polivinil cloruro”, ha spiegato Elisabetta Giorgini.
Esempio di impegno alla sostenibilità tradotto in azioni concrete è l’azienda Beko, che ha progettato filtri integrati per le lavatrici in grado di catturare fino al 90% delle microfibre di plastica rilasciate dai tessuti sintetici.
“Crediamo fermamente che prendersi cura del Pianeta sia il modo migliore per prendersi cura delle persone – ha spiegato durante il suo intervento Michela Lucchesini, Responsabile Marketing Beko Italy – ed è per questo che ci dedichiamo con passione a creare prodotti che rispettino l’ambiente e migliorino la vita dei nostri clienti. Questo impegno si riflette anche nel nostro modo di comunicare: con la campagna digitale “Una scelta di vita” abbiamo voluto promuovere un messaggio di consapevolezza e responsabilità, perché siamo convinti che ogni piccola azione possa fare la differenza”.
La collaborazione tra Ateneo e Marevivo, dunque, è volta ad agire con soluzioni virtuose e a favorire un cambiamento culturale che porti la società civile verso un modello di produzione e consumo circolare.