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Tempi duri per i ladri di mare: sentenza storica condanna a sei anni un pescatore di datteri di mare per disastro ambientale

Nonostante la raccolta, la vendita e il consumo di datteri di mare siano proibiti da oltre trent’anni, la pesca illegale continua a colpi di scalpelli, martelli pneumatici e cariche esplosive, con conseguenze devastanti e irreversibili. Soltanto lo scorso luglio, sono state sequestrate oltre 2 tonnellate e mezzo di questi animali bivalvi nel corso delle indagini espletate dalla Guardia Costiera di Castellammare e dalla Guardia di Finanza di Napoli.

Il 10 marzo 2022 è una data che non si potrà dimenticare: finalmente, secondo il procedimento n°8147/2018 RGnr, la pesca di frodo del dattero di mare è stata riconosciuta e sanzionata come pratica che attenta e distrugge violentemente se non addirittura irreversibilmente l’ecosistema marino, determinando di fatto il depauperamento delle scogliere.

La sentenza penale di condanna è stata emessa per il reato di disastro ambientale nei confronti di una organizzazione criminale finalizzata alla pesca illegale e alla commercializzazione dei datteri di mare. La condotta degli imputati ha favorito, negli anni, il perpetrarsi della devastazione ambientale nel territorio marino del Golfo di Napoli attraverso attività volte a trarre profitto dalla vendita di notevoli quantitativi di molluschi della specie lithophaga, la cui cattura intensiva e sistematica, per la modalità di estrazione, ha determinato danni permanenti come riscontrato dai consulenti della Procura della Repubblica di Napoli nelle loro relazioni e perizie scientifiche.

Sentenza che non ci meraviglia perché siamo consapevoli che di disastro ambientale si tratta, ma il suo riconoscimento in sede giudiziaria rappresenta un passaggio fondamentale a una piena consapevolezza di quanto, nei fondali, avviene a discapito degli ecosistemi e dei loro abitanti.

Da oltre trent’anni Marevivo è in prima linea proprio nella battaglia contro il prelievo del dattero di mare: nel 1988 chiese e ottenne dall’allora Ministro della Marina Mercantile, Onorevole Giovanni Prandini, il divieto di questa dannosa pratica, con l’emanazione di un decreto di proibizione della pesca, poi integrato con la proibizione alla detenzione e all’importazione.

Per estrarre il dattero di mare è necessario scalpellare la roccia, distruggendo la vita di innumerevoli animali bentonici indispensabili per una biodiversità marina sana e produttiva. La desertificazione di miglia e miglia di scogliere calcaree sommerse rappresenta uno spettacolo desolante di distruzione di un ecosistema che difficilmente tornerà a essere un luogo dove il coralligeno, con i suoi meravigliosi colori, potrà rendere unici i fondali in cui sono passati i ladri di mare. Non sono state risparmiate neppure le rocce dei Faraglioni di Capri, monumenti naturali famosi in tutto il mondo per la loro straordinaria bellezza.” dichiara Rosalba Giugni – Presidente Marevivo. “I ladri di mare non sono solo i delinquenti che li pescano, ma anche tutta la filiera che favorisce in ogni forma l’alimentarsi di un mercato che ha conseguenze drammatiche per l’ambiente. Il consumo di datteri di mare è diventato un status symbol pericoloso, perché pur di mangiare il frutto proibito si sta perpetrando una gravissima strage quotidiana. Questa sentenza esemplare attesa da tanti anni ci fa sperare che venga finalmente chiuso questo capitolo di morte per il nostro mare.

La battaglia di Marevivo continuerà con l’informazione e la divulgazione per far sì che i consumatori siano consapevoli del fatto che si stanno rendendo complici di un gravissimo reato ambientale. Nella sentenza emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, si mette infatti una pietra miliare anche sulla responsabilità di chi “vende e/o acquista i datteri di mare, notoriamente definiti la droga del mare per il prezzo esoso con il quale viene venduto.”

Nonostante il tentativo di estromettere le Associazioni Ambientaliste dal processo, il Gip ha ritenuto l’Associazione Marevivo assolutamente legittimata a parteciparvi, ammettendo la costituzione di parte civile della Delegazione Marevivo Campania, essendosi le condotte contestate perpetrate nel Golfo di Napoli e riconoscendo all’Associazione, per il costante ed efficiente impegno profuso con risorse umane e patrimoniali nello studio e nella salvaguardia del mare e dell’ambiente in generale, il danno come conseguenza delle condotte illecite tenute dagli imputati.” dichiara l’Avv. Mariagiorgia de Gennaro, Procuratore costituito parte civile e Delegata Marevivo di Vico Equense che da anni segue la battaglia dell’Associazione. “Marevivo, fiera di aver potuto partecipare attivamente a questo percorso di cambiamento, sarà guardiana di giustizia anche nel processo che possiamo definire “gemello” che si sta svolgendo al Tribunale di Torre Annunziata ove la Delegazione Marevivo Campania è stata ammessa parte civile per essersi le condotte illecite perpetrate nell’area di competenza della Penisola Sorrentina fino a Punta Campanella, devastando aree marine protette e territori di interesse comunitario.”

Dalla dismissione del Dicastero della Marina Mercantile non esiste più una politica forte e integrata sul mare e anche per questo motivo risulta lodevole l’attività svolta dalla Procura della Repubblica di Napoli e dalla Guardia Costiera. Questa prima vittoria dimostra quanto sia strategica e necessaria la collaborazione tra istituzioni, cittadini e associazioni, per una vera difesa del mare.