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Reti fantasma killer degli ecosistemi marini. Nel Mediterraneo, gli attrezzi da pesca rappresentano fino all'89% dei rifiuti marini registrati

Continuano le operazioni da parte di Marevivo per il monitoraggio, la segnalazione e la rimozione di rifiuti e reti da pesca abbandonate sui fondali marini. Nelle giornate di giovedì 24 e venerdì 25 febbraio, la Divisione Subacquea di Marevivo si è immersa nelle acque delle Formiche di Grosseto, tre isolotti compresi nell’Arcipelago Toscano, davanti al Parco Nazionale della Maremma, per il recupero di una rete fantasma lunga circa 200 metri, posizionata su un fondale di circa 45-50 metri.

L’operazione è stata realizzata grazie al supporto del Gruppo Zignago Vetro e alla collaborazione della Guardia Costiera – Corpo delle Capitanerie di Porto di Porto Santo Stefano e di Castiglione della Pescaia e dei biologi marini di Marevivo che hanno assistito alle operazioni e svolto un’attività di analisi dello stato della rete che era adagiata su un fondale caratterizzato dalle tipiche biocenosi del coralligeno Mediterraneo.

La rete era già stata individuata lo scorso dicembre ma, a causa della sua posizione, è stata rimossa non appena le condizioni meteo marine lo hanno permesso. Si tratta di un altro importante traguardo per la protezione dei fondali da parte della Divisione Sub di Marevivo Onlus che conduce, ogni anno dal 2003, operazioni di recupero di reti abbandonate e di bonifica dei fondali in numerose località italiane.

Solo nel 2021 i sub di Marevivo hanno rimosso più di 4000 metri di reti oltre a centinaia di kg di rifiuti. Lo scorso giugno, sono stati recuperati 3000 metri di reti fantasma dai fondali di San Vito Lo Capo, mentre in agosto, una rete da pesca lunga 500 metri è stata rimossa dai fondali dell’Isola del Giglio.

Le attrezzature da pesca abbandonate ogni anno sono i rifiuti maggiormente rinvenuti nei mari di tutto il mondo e rappresentano una delle più serie minacce alla biodiversità marina: sono estremamente pericolose, sono trappole che mettono a rischio la fauna e la flora marina. I danni arrecati all’ambiente marino non si limitano all’inquinamento: una volta abbandonate, infatti, le attrezzature da pesca continuano a pescare e sono strumenti di morte, soffocano i fondali chiudendo le tane di organismi specifici come aragoste, corvine, cernie e distruggendo le forme di vita bentonica, con il risultato che ogni anno circa 100.000 mammiferi marini e un milione di uccelli marini muoiono a causa dell’intrappolamento in reti da pesca fantasma o ingestione dei relativi frammenti.

Prezioso il contributo di CN Talamone per l’attività relativa allo smaltimento dei rifiuti.

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