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Si è da poco conclusa la seconda sessione di incontri del Comitato intergovernativo di negoziazione (INC-2), istituito per sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica entro il 2024, a seguito della quinta edizione dell’Assemblea per l’ambiente delle Nazioni Unite tenutasi lo scorso anno a Nairobi.

Più di 1.700 partecipanti – oltre 700 delegati degli Stati membri provenienti da 169 Stati membri e oltre 900 osservatori di diverse ONG attive nel campo – hanno partecipato a questo secondo cruciale summit, ospitato a Parigi, nella sede UNESCO dal 29 maggio al 2 giugno scorsi.

Gli incontri di Parigi sono stati preceduti da un nuovo rapporto, pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) il 1°giugno dal titolo “Turning off the Tap: How the world can end plastic pollution and create a circular economy”, secondo il quale se Stati e aziende applicassero al mercato le tecnologie esistenti, si potrebbe ridurre l’inquinamento da plastica dell’80% entro il 2040.

Le giornate di lavoro

L’incontro si è aperto con il discorso introduttivo della Direttore Esecutivo dell’UNEP, Inger Andersen, che ha sottolineato i danni provocati dall’economia lineare della plastica, dichiarando che l’inquinamento da plastica “Soffoca gli ecosistemi. Riscalda il clima. Danneggia la nostra salute” e sottolineando ancora una volta quanto, al momento, siano insufficienti le attuali infrastrutture di riciclaggio.

L’unica strada che può garantire un netto miglioramento della condizione di inquinamento da plastiche attuale è “Solo una decisa eliminazione della plastica superflua, una riprogettazione completa dei prodotti che ricopriamo di plastica e una completa trasformazione del mercato che riduca drasticamente il flusso di plastica vergine possono farlo. Tutto questo è realizzabile attraverso una riconfigurazione dei prodotti, dei sistemi di imballaggio e di spedizione.”

Nel complesso, le dichiarazioni di apertura del primo giorno hanno riconosciuto l’urgenza di un’azione rapida, anche se le posizioni dei governi presenti non sono state allineate: mentre gli Stati Uniti spingono per concentrarsi principalmente sulla pulizia e sulla rimozione dei rifiuti di plastica, senza puntare alla radice del problema, l’Unione Europea ha obiettivi ambiziosi e la Francia invoca addirittura un taglio obbligatorio alla produzione di plastica entro il 2040.

Il presidente francese Emmanuel Macron, rivolgendosi ai delegati con un videomessaggio, ha dichiarato: “Se non facciamo nulla la produzione di rifiuti di plastica triplicherà entro il 2060. L’inquinamento da plastica è sia una bomba a orologeria che un flagello esistente, ed è nostro dovere porvi fine il prima possibile. Sui temi di differenziazione, riciclo e riutilizzo siamo interdipendenti.” Il Presidente francese ha anche evidenziato l’urgenza della creazione di incentivi per il settore privato, per passare da un sistema lineare a circolare.

Affrontato anche il tema importante delle microplastiche. Per quanto riguarda la loro riduzione, le delegazioni si sono concentrate su due categorie: la prima riguarda l’uso intenzionale e la seconda le opzioni in cui il rilascio è involontario. Molte delegazioni hanno sostenuto il divieto delle microplastiche prodotte intenzionalmente. Molti hanno esortato a estendere l’accesso a tecnologie avanzate attualmente disponibili, per il rilevamento delle sorgenti e dei percorsi delle microplastiche. Per quanto riguarda i rilasci non intenzionali, alcune delegazioni hanno evidenziato la mancanza di sufficiente conoscenza in merito e hanno chiesto che vengano svolte ulteriori ricerche e che venga stabilito un piano per la condivisione di queste ultime.

L’ultimo giorno della sessione è stato, infine, necessario convocare un gruppo informale per affrontare i dettagli del periodo in previsione della terza sessione, prevista per Novembre a Nairobi. I delegati hanno deciso di incaricare il Segretariato di preparare una bozza zero dell’accordo, per riflettere su vari elementi associati al ciclo di vita della plastica. Questi includono, tra l’altro, l’identificazione di opzioni su definizioni e criteri lungo la catena di approvvigionamento della plastica, anche su polimeri e prodotti plastici problematici ed evitabili, progettazione per la circolarità, sostituti e alternative, rilasci ed emissioni.

Verso la bozza dell’accordo internazionale sull'inquinamento da plastica

All’ordine del giorno delle diverse giornate di incontro, la stesura di un accordo globale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino. Argomento che è stato sviluppato e discusso da due gruppi di lavoro – uno dedicato all’analisi di obiettivi e obblighi sostanziali, l’altro dedicato alle modalità di attuazione e altre misure di attuazione del futuro accordo.

Dal confronto del primo gruppo di lavoro, dedicato all’analisi di obiettivi e obblighi sostanziali, sono usciti 12 possibili obblighi fondamentali, tra cui:

  • eliminazione graduale e/o riduzione dell’offerta, della domanda e dell’uso di polimeri plastici primari;
  • divieto, eliminazione graduale e/o riduzione dell’uso di problemi e prodotti in plastica evitabili;
  • vietare, eliminare gradualmente e/o ridurre la produzione, consumo e utilizzo di sostanze chimiche e polimeri preoccupanti;
  • riduzione delle microplastiche;
  • rafforzare la gestione dei rifiuti;
  • promuovere la progettazione per la circolarità;
  • incoraggiare la “riduzione, riutilizzo e riparazione” dei prodotti e confezioni in plastica;
  • promuovere l’uso di alternative sicure e sostenibili e sostituti alla plastica;
  • eliminare il rilascio e l’emissione di plastica nell’acqua, nel suolo e aria;
  • affrontare l’attuale inquinamento da plastica;
  • facilitare una transizione “giusta”;
  • proteggere la salute umana dagli effetti negativi dell’inquinamento da plastica.

Sono incoraggiata dai progressi dell’INC-2 e dal mandato di preparare una bozza zero dello strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica”, ha affermato Inger Andersen, Direttore Esecutivo dell’UNEP. “Non vedo l’ora che avvenga l’incontro a Nairobi e sollecito gli Stati membri a mantenere questo slancio. Il mondo chiede un accordo ampio, innovativo, inclusivo e trasparente, che si basi sulla scienza e apprenda dalle parti interessate e che garantisca il sostegno ai paesi in via di sviluppo. La plastica è stata l’opzione predefinita nel design per troppo tempo: è ora di riprogettare i prodotti per utilizzare meno plastica, in particolare quella non necessaria e problematica, ridisegnare gli imballaggi dei prodotti, riprogettare sistemi per il riutilizzo e il riciclo. L’INC ha il potere di realizzare questa trasformazione, offrendo grandi opportunità a tutti” ha aggiunto.