Giovedì 11 marzo la NASA ha inviato comandi alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per il rilascio del più grande cassonetto di rifiuti spaziali mai entrato nell’orbita terreste: un pallet caricato con vecchie batterie al nichel-idrogeno, utilizzate fino ad oggi per alimentare la stazione stessa e dal peso di 2,9 tonnellate.
Secondo l’agenzia spaziale, quest’enorme ammasso rimarrà in orbita nello spazio dai due ai quattro anni; successivamente, la frizione atmosferica abbasserà gradualmente l’orbita del pallet – dall’altitudine della stazione spaziale di 260 miglia – che dovrebbe scendere e bruciare senza problemi nell’atmosfera, mentre i restanti detriti cadranno in qualche area remota del mare.
Sembrerebbe quindi di una manovra programmata, o almeno è quanto si spera.
Di fatto, la NASA afferma di aspettarsi che il vettore brucerà “innocuo” nell’atmosfera, anche se la portavoce Leah Cheshier ha dichiarato a Spaceflight Now, una delle principali testate online di notizie sullo spazio, che in realtà non possiedono statistiche esatte su quanti pezzi del pallet o batterie potrebbero sopravvivere al rientro non guidato.
Ancora una volta, dunque, siamo di fronte ad un problema collettivo, generato dall’azione dell’uomo e che mette a rischio il nostro Pianeta. Infatti, i detriti di piccole dimensioni, veri e propri proiettili, non solo potrebbero danneggiare altri satelliti funzionanti e mettere in pericolo gli astronauti, ma anche precipitare sulla Terra, inquinando così mari e oceani.
La pulizia dello spazio è ormai una questione di portata internazionale, ma non può prescindere dal tema dell’inquinamento degli oceani, che ne sono inevitabilmente coinvolti. È fondamentale che la salvaguardia di questi ecosistemi, questi enormi spazi blu, misteriosi ed estremamente affascinanti allo stesso tempo, diventi un impegno costante oltre che un tema da risolvere al più presto.
Già da diversi mesi l’ESA, Agenzia Spaziale Europea, si è attivata per aumentare la consapevolezza sul problema dello space debris, ovvero della presenza di detriti nello spazio. Insieme all’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Spaziali Esterni (UNOOSA), i due enti hanno creato il podcast “ESA&UNOOSA on space debris: a topic of global concern”; in nove episodi ed infografiche dettagliate raccontano la storia dei detriti spaziali, spiegandone i rischi e illustrando le soluzioni disponibili per garantire la sostenibilità delle future esplorazioni spaziali.

Il monitoraggio dello Space Debris
Ogni volta che un’astronave parte, la sua traiettoria viene monitorata per evitare pericolosi impatti; il loro movimento è costantemente seguito, 24 ore su 24. Dai monitoraggi effettuati, satelliti in disuso e vecchi razzi si incrociano frequentemente nell’atmosfera, entrando spesso in collisione e generando detriti che viaggiano nel vuoto a una velocità di decine di migliaia di chilometri.