Così come tante specie sulla Terra, anche quelle marine hanno i loro misteri che si tramandano nei secoli. È il caso dell’anguilla europea, uno degli animali più enigmatici mai conosciuti, la cui storia risale ai tempi delle più importanti e antiche civiltà europee.
Il primo studioso che cominciò a studiare l’anguilla europea (Anguilla anguilla) fu Aristotele, nel quarto secolo a.C., il quale teorizzava che le anguille nascessero dal fango. La sua conclusione proveniva logicamente dal fatto che non si era mai vista un’anguilla appena nata e non si era mai trovato l’apparato riproduttivo in nessun esemplare adulto. Secondo la teoria degli antichi romani, al contrario, le anguille si moltiplicavano strofinandosi sulle rocce. Anche Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, si era interrogato sui misteri di questa specie misteriosa nei mesi passati a Trieste, cercando in centinaia di anguille il loro apparato genitale. Nessuno di loro, tuttavia, trovò mai una risposta corretta e soddisfacente.
Da dove vengono le anguille?
Furono gli studiosi di varie università che riuscirono, finalmente, ad identificare degli organi riproduttivi nelle anguille adulte, arrivando ad una prima conclusione. Teorizzarono che queste si riproducevano in mare, e che soltanto dopo qualche mese nascevano dei piccoli organismi a forma di foglia (noti come leptocefali) che, una volta arrivati nei fiumi europei, diventavano vere e proprie anguille.
Infine, il ricercatore Danese Johannes Schmidt svelò l’arcano nel 1921 completando la teoria con l’intero ciclo migratorio. Dopo aver passato più di dieci anni nell’oceano atlantico, navigando alla ricerca di leptocefali sempre più piccoli per trovarne il luogo di nascita e di conseguenza il luogo dove si riproducevano una volta adulti, la risposta fu chiara. Si trattava del Mar dei Sargassi, un’area geografica situata nell’Atlantico a Est degli Stati Uniti meridionali, e che si trova al centro della corrente del Golfo. Tuttavia, questa conclusione è rimasta nei decenni un’ipotesi non confermata dal rintracciamento di un’anguilla nel Mar dei Sargassi. Almeno, fino a qualche mese fa. Il 15 ottobre scorso la Environment Agency (l’agenzia governativa britannica a tutela dell’ambiente) ha confermato di aver rintracciato un’anguilla adulta fino alla sua meta riproduttiva*. Si è anche scoperto che questa migrazione ha una durata maggiore di un anno e se ne conosce con precisione il punto di arrivo.
La scoperta: il ciclo vitale
Le anguille europee nascono nel Mar dei Sargassi con la forma di piccole foglie di salice e per tre anni vengono trasportate dalla corrente del Golfo verso l’Europa. Successivamente, arrivano nel Mare del Nord fino al Mar Baltico, in Irlanda, Gran Bretagna e nel Mediterraneo, per poi viaggiare verso i fiumi di tutta l’Europa e del Nord Africa. Quando si trovano vicino alla costa diventano quasi trasparenti e entrano negli estuari sfruttando le fasi lunari e le maree. Ai primi contatti con l’acqua dolce cominciano a scurirsi e a risalire i fiumi, una migrazione complessa che le costringe a volte ad uscire fuori dall’acqua per arrampicarsi, per attraversare gli ostacoli più difficili. Le anguille possono vivere dai 10 ai 30 anni nei fiumi a maturare in anguille gialle, forma in cui passeranno la maggior parte della loro vita, allontanandosi poco dal luogo in cui hanno deciso di restare. Dopo aver passato vari anni in acqua dolce le anguille si trasformano per un’ultima volta, la loro pelle diventa spessa e argentata, gli occhi si ingrossano e smettono di mangiare. Gli organi riproduttivi, poi, iniziano a svilupparsi e le anguille ormai adulte nuotano verso il Mar dei Sargassi percorrendo dai 5000 ai 10.000 km a nuoto per raggiungere la misteriosa meta dove avverrà l’accoppiamento.
Questi straordinari animali, capaci di nuotare migliaia di chilometri, possono sopravvivere fino a 88 anni, compiendo numerose trasformazioni nel tempo.
Attualmente si trovano nella ‘Red List’ della IUCN. Sono riconosciute come specie gravemente minacciata e protetta, dal momento che dagli anni ’80 le popolazioni di anguille si sono ridotte drasticamente fino ad arrivare a rappresentare l’1% delle anguille presenti nel periodo precedente. È stata scritta inoltre una legge a livello europeo per tutelare questa specie, mentre si continuano ad individuare cause e soluzioni con l’obiettivo di fermarne il declino.
Articolo a cura di Guglielmo Sonnino Sorisio per Marevivo