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Marevivo scrive una lettera alle maggiori testate giornalistiche per esprimere il profondo rammarico sul silenzio che ha accompagnato il mancato accordo tra i Paesi partecipanti.

Ben 184 Paesi erano presenti. Ma una decina si sono opposti. Tanto è bastato per far naufragare un accordo che avrebbe potuto segnare una svolta storica per il futuro dell’umanità. Così esordisce Marevivo nella lettera inviata alle maggiori testate nazionali per denunciare il silenzio assordante seguito al fallimento della recente Conferenza internazionale di Ginevra, convocata per avviare un Trattato globale sulla regolamentazione della produzione di plastica.

Tra i Paesi contrari figurano Stati Uniti, Arabia Saudita, Russia, Cina, India, Iran, Brasile, Cuba, Pakistan, Kenya e Nicaragua: nazioni che, per diversi motivi, proteggono forti interessi economici legati alla filiera della plastica e del petrolchimico.

Eppure, nessun titolo in prima pagina. Nessun dibattito in TV. Nessuna riflessione pubblica.
Come mai?

Stiamo parlando di un’emergenza planetaria. Le ricerche degli ultimi anni sono allarmanti: le microplastiche sono state rinvenute nel sangue umano, nel cervello, nella placenta, nel latte materno, nelle arterie e perfino nel liquido seminale. Le indagini scientifiche sono ancora in corso, ma si sospetta un legame con disturbi gravissimi: ictus, infertilità, obesità, alterazioni neurologiche.

Il danno è ormai sistemico: le plastiche non solo inquinano mari e oceani, ma si insinuano nei nostri corpi e in quelli dei nostri figli in modo silenzioso e irreversibile.

Una ricerca condotta dalla professoressa Margherita Ferrante dell’Università di Catania ha documentato la presenza di nanoplastiche negli occhi dei pesci, che perdono progressivamente la vista. È lecito chiedersi: e se succedesse anche agli esseri umani?
Se un bambino – generato da cellule già contaminate, custodito in una placenta compromessa e allattato con microplastiche – nascesse cieco, cosa diremmo? Cosa faremmo?

A fronte di questo scenario, ci chiediamo perché l’informazione tace?
Chi trae vantaggio dal silenzio? Quali interessi si stanno proteggendo?

Le lobby della plastica – dalla chimica al petrolio, dalla grande distribuzione all’industria alimentare – sono tra le più potenti al mondo. Nessuno è disposto a perdere terreno.
Ma chi sta difendendo la salute pubblica?

Chi sta proteggendo i nostri figli?

Come Fondazione ambientalista, Marevivo da oltre 40 anni si batte per contrastare l’invasione della plastica con campagne nazionali e internazionali, attività didattica nelle scuole, iniziative scientifiche, proposte legislative e una costante opera di sensibilizzazione pubblica.

Tra le nostre conquiste citiamo con orgoglio la legge “SalvaMare” approvata dal Parlamento, ma ancora in attesa di importanti decreti attuativi da più di tre anni.

Una norma che nel primo articolo introduce una svolta fondamentale, consentendo ai pescatori di portare a terra la plastica accidentalmente raccolta in mare, che oggi, incredibilmente, viene ancora considerata trasporto illecito di rifiuti.
Una follia normativa che costringe chi ogni giorno lavora in mare a ributtare in acqua i rifiuti pescati, alimentando un circolo vizioso che la legge avrebbe finalmente il potere di spezzare, se solo fosse pienamente attuata.

Un’altra occasione persa. Un’altra promessa mancata.

Nel frattempo, il nostro pianeta soffoca. E noi con lui.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha parlato chiaramente di un rischio di “suicidio collettivo” se non cambiamo rapidamente rotta sul fronte ambientale. Eppure, tutto questo sembra non interessare più a nessuno.

Chiediamo ai media, alla politica, alla società civile di aprire gli occhi, superare l’indifferenza e trattare la crisi da plastica per ciò che è: una vera e propria minaccia esistenziale.

In conclusione, denuncia la Fondazione, il tempo è scaduto.

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