Skip to main content

Le tartarughe marine

Nel mondo esistono 7 specie di tartarughe che abitano i mari fin dai tempi dei dinosauri e vivono della fascia tropicale e temperata. Tutte le specie di tartarughe sono protette a livello internazionale e nazionale. Tre sono le specie segnalate più di frequente nel Mediterraneo: una, la tartaruga liuto Dermochelys coriacea, viene avvistata sporadicamente, le altre due sono invece presenti stabilmente: la tartaruga comune Caretta caretta, l’unica che nidifica sulle coste italiane, e la tartaruga verde Chelonia mydas, che nidifica sulle coste del Mediterraneo orientale e meridionale. La presenza di altre specie nel nostro mare è da ritenersi del tutto accidentale.
Ogni estate decine di tartarughe Caretta caretta arrivano sulle spiagge italiane per deporre le uova nella sabbia. Con l’aiuto dell’oscurità, le femmine scavano una buca nella sabbia ancora calda, depongono un centinaio di uova e poi tornano in mare.

Ovunque ci troviamo, aiutiamo le tartarughe marine a compiere il loro viaggio di andata e ritorno verso il mare, conoscendo di più la loro vita e seguendo poche semplici regole di comportamento.

Approfondimenti

Caratteristiche generali

Il ciclo di vita

Pericoli naturali in spiaggia e in mare

Minacce globali e soluzioni

Protezione

Cosa puoi fare tu

Guarda tutte le specie

Scopri di più

Caratteristiche generali

Mantenere il sangue freddo

Le tartarughe marine sono affascinanti rettili dalle origini molto antiche dotate di un carapace cartilagineo che le protegge dai predatori. Sono animali a sangue freddo (ectotermi), cioè la temperatura del corpo è simile a quella dell’ambiente in cui si trovano e il loro metabolismo dipende dalla temperatura esterna. Una delle caratteristiche distintive è il carapace formato dalla fusione della colonna vertebrale e delle costole. A differenza di molte altre specie di rettili, non cambiano pelle ma presentano una desquamazione continua degli scudi del carapace. Le tartarughe marine sono rettili ovipari perfettamente adattati alla vita in mare; le zampe anteriori fungono da efficienti pinne rendendole delle veloci nuotatrici, mentre quelle posteriori, rigide, vengono utilizzate a terra e per scavare la camera delle uova. Questi incredibili animali non hanno denti e possono rimanere sott’acqua fino a quattro ore, anche se generalmente emergono per respirare ogni venti minuti, a seconda dell’attività che stanno svolgendo.

Un percorso a ostacoli

Le tartarughe marine vivono per la maggior parte del tempo in mare ma depongono le uova sulla terraferma. Le femmine, che raggiungono la maturità sessuale dopo 20-30 anni, ritornano sulla spiaggia dove sono nate per deporre le uova. Le tartarughe marine adottano una strategia riproduttiva di tipo r, producono cioè un elevato numero di uova per compensare il basso tasso di sopravvivenza dei giovani. Infatti, solo 1 tartarughina su 1000 riesce a diventare adulta. Nonostante ciò, le tartarughe esistono da tempi antichissimi, dimostrando l’efficacia a lungo termine di questa strategia evolutiva. Una vita spericolata la loro, durante la quale devono sfuggire a pericoli di ogni tipo.

Il ruolo ecologico delle tartarughe marine

Le tartarughe marine sono considerate specie ombrello, cioè specie caratteristiche di una comunità, la cui salvaguardia assicura la protezione di altre specie che con essa fanno parte della stessa comunità. Svolgono un ruolo cruciale nell’ecosistema marino, contribuendo alla salute e al mantenimento delle barriere coralline, delle praterie di fanerogame, degli estuari e delle coste. Sono parte integrante delle interazioni interspecifiche in questi ambienti, agendo come preda, consumatore, concorrente e ospite. Inoltre, sono fondamentali come veicoli di trasferimento di nutrienti ed energia all’interno e tra gli ecosistemi marini, contribuendo in modo significativo alla loro struttura fisica. Le tartarughe marine rappresentano un tassello cruciale nella rete alimentare del pianeta e giocano un ruolo fondamentale nel preservare la salute degli oceani e dei mari del mondo. La protezione di queste specie, che occupano il vertice della catena trofica, implica automaticamente la protezione dei livelli sottostanti e la loro presenza o assenza può influenzare significativamente gli ecosistemi, con effetti che si ripercuotono anche sull’uomo. Le tartarughe marine sono considerate specie chiave in quanto contribuiscono a mantenere l’equilibrio delle comunità ecologiche in cui vivono. Mangiano meduse, limitando le grandi “fioriture”che possono essere dannose non solo per i bagnanti ma anche per altre specie marine, come i pesci, che rischiano di vedere compromesso il loro habitat. Le tartarughe marine si nutrono anche di calamari, ma la pesca intensiva da parte dell’uomo sta riducendo le popolazioni di questi molluschi, mettendo a rischio la disponibilità di cibo per le tartarughe.

Un habitat in movimento

Le tartarughe marine sono un habitat per molti organismi marini! Balani, alghe e piccole creature chiamate epibionti (organismi che vivono su un altro organismo senza causare alcun danno), si attaccano al loro carapace, vengono trasportati dalla tartaruga e forniscono una fonte di cibo per pesci e gamberi: alcune specie di pesci, infatti, si nutrono esclusivamente dagli epibionti trovati sui carapaci delle tartarughe marine.

Il ciclo di vita delle tartarughe marine, dalla nascita all'età adulta

Deposizione e incubazione delle uova

La deposizione avviene generalmente di notte, le femmine scavano una camera ovaria all’interno della quale le uova rimangono per un periodo di incubazione che varia tra le 7 e le 10 settimane. La temperatura della sabbia durante questo periodo influenza il sesso dei piccoli: temperature più basse producono maschi, mentre temperature più alte producono femmine. Il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature dell’acqua e dell’aria a lungo andare potrebbero influire negativamente sulla popolazione di tartarughe, poiché comportano una maggiore nascita di femmine. Finita l’incubazione, i piccoli emergono generalmente di notte per ridurre il rischio di predazione, orientandosi verso il mare grazie alla luce naturale.

Gli anni persi

Dopo la schiusa, i piccoli che sopravvivono ai predatori terrestri si dirigono verso il mare, entrando nella fase dei cosiddetti “anni persi”(lost years). In questo periodo, del quale si conosce poco o nulla, le tartarughine cercano di sfuggire a predatori e pericoli di ogni tipo rifugiandosi sotto le alghe galleggianti di sargassum che offrono protezione e cibo, oltre a benefici termici vitali per questi rettili a sangue freddo.

Crescita e Migrazione

Le giovani tartarughe trascorrono dai 20 ai 30 anni in mare aperto, durante i quali migrano verso le aree di nursery per crescere. Successivamente, si spostano in zone di alimentazione costiere a bassa profondità, ricche di risorse bentoniche, dove rimangono fino a raggiungere la maturità sessuale. Durante questo periodo, frequentano anche zone intermedie di alimentazione situate vicino alle zone di riproduzione ma sufficientemente distanti per non interferire con esse. Gli individui si spostano in queste aree tra un accoppiamento e l’altro.

Riproduzione

Gli adulti, sia maschi che femmine, migrano verso le aree di riproduzione ogni 2-8 anni. Durante la stagione riproduttiva, che dura tra uno e due mesi, le femmine depongono le uova più volte, a intervalli di 10-15 giorni, solitamente di notte. Dopo la deposizione, i maschi tornano alle zone di alimentazione, mentre le femmine possono rimanere vicino alle aree di nidificazione per ulteriori deposizioni. Questo complesso ciclo di vita rende le tartarughe marine vulnerabili a numerose minacce, sottolineando l’importanza degli sforzi di conservazione per garantire la loro sopravvivenza.

Ciclo di vita

Pericoli naturali in spiaggia e in mare

Le tartarughe marine incontrano le maggiori difficoltà nelle prime fasi della loro vita, dalla nascita ai primi anni di vita nel mare mentre, una volta adulte, hanno molte più possibilità di sopravvivenza. La fase in cui le uova maturano nel nido dura circa 40-60 giorni, periodo in cui i pericoli sono dietro l’angolo. Predatori come granchi, uccelli, volpi e altri mammiferi possono essere attratti dall’odore del nido e nutrirsi delle uova. Un altro pericolo per la salute del nido è costituito dall’allagamento della camera delle uova a causa di mareggiate o di nidificazioni troppo vicine alle rive. Con il cambiamento climatico questo fenomeno è destinato a peggiorare, con tempeste più frequenti e più violente, l’innalzamento del livello dell’acqua e le piogge intense. La presenza di acqua tra le uova inficia lo scambio di gas e modifica la temperatura del nido, compromettendo il successo della schiusa. Per prevenire gli allagamenti o per mitigarne l’effetto se già avvenuti, è fondamentale l’intervento di esperti e volontari per effettuare la traslocazione del nido in una posizione più sicura. Questa operazione deve essere svolta esclusivamente da personale autorizzato e altamente formato per essere in grado di ricreare le condizioni ideali per la maturazione e non arrecare danni. In mare, nei primi anni di vita, i piccoli di tartaruga sono facilmente preda di pesci carnivori come squali, pesci serra e barracuda, di uccelli marini, alcuni crostacei e cefalopodi e mammiferi marini come le foche.

Minacce globali e soluzioni

Problemi globali

Quasi tutte le specie di tartarughe marine sono classificate come vulnerabili o in pericolo di estinzione. Le cause più importanti del declino delle popolazioni tartarughe nel mondo sono:

  • diminuzione delle risorse ittiche dovuta a pesca industriale e a metodi di pesca senza dispositivi scaccia-tartarughe (TEDs)
  • urbanizzazione costiera
  • inquinamento del mare provocato dall’uomo
  • specie invasive, specie autoctone problematiche o malattie patogene
  • plastica e microplastica dispersa in mare e diffusa lungo tutta la catena alimentare
  • pesca con reti e ami che agganciano e provocano annegamento delle tartarughe
  • reti “fantasma” abbandonate e fluttuanti in acqua che impigliano e annegano le tartarughe
  • altre attività umane anche non direttamente legate al mare (acquacoltura, agricoltura, caccia, disboscamento, industrie, trasporti marittimi, ecc).

Minacce ai nidi sulla spiaggia

  • sistemi di ripascimento delle spiagge (blocchi rocciosi, sacchi di sabbia, pennelli a mare e altre barriere che impediscono l’accesso alle aree di nidificazione sulle spiagge)
  • pulizia delle spiagge con mezzi meccanici
  • predatori naturali
  • i cani lasciati liberi senza guinzaglio
  • eventi e spettacoli sulle spiagge o in prossimità
  • tende, fuochi o accampamenti notturni sulle spiagge
  • rifiuti dispersi sulla sabbia
  • turismo incontrollato
  • disturbi sonori e inquinamento luminoso

Soluzioni

  • Rafforzare il monitoraggio e la protezione delle aree di nidificazione
  • Proteggere le aree di alimentazione in alto mare e i corridoi migratori stagionali
  • Adottare tecniche di pesca che riducano le catture occasionali (bycatch)
  • Formare adeguatamente i pescatori a gestire il rilascio gli esemplari catturati o a trasportare gli animali feriti ad un centro di primo soccorso
  • Lotta contro ogni forma di inquinamento
  • Educazione
  • Aumentare la conoscenza di questi animali coinvolgendo attivamente tutti gli attori della società
  • Migliorare la rete dei centri di soccorso
  • Rafforzare la ricerca scientifica.

Protezione

Forme di tutela

Le acque territoriali italiane sono interessate dalla presenza di tre specie di tartarughe marine: la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea), segnalate come sporadiche, e la tartaruga caretta (Caretta caretta) presente con una popolazione più consistente. I siti di nidificazione accertati sulle coste italiane sono localizzati nell’Italia meridionale e insulare anche se, a causa del riscaldamento delle acque, sono aumentati i nidi localizzati sempre più a Nord.

Tutte e tre sono specie protette da convenzioni e leggi internazionali e nazionali:

Gli anni persi

Il commercio di specie selvatiche o di prodotti da esse derivati, è proibito. Tutte e sette le specie di tartaruga sono considerate “gravemente minacciate” dalla CITES (Convention on International Trade of Endangered Species), che vieta il commercio transfrontaliero di questi animali e dei prodotti da essi derivati, la cattura e la detenzione non autorizzata. NO a pettini, fermagli, occhiali, astucci, scatoline e altri oggetti fatti con il guscio delle tartarughe. Le tartarughe portano fortuna quando sono vive!

Le specie

LA TARTARUGA CARETTA CARETTA

La tartaruga comune Caretta caretta, appartenente alla Famiglia Cheloniidae, è la tartaruga più abbondante nei mari italiani e nell’area occidentale del Mediterraneo, ma la sua distribuzione si estende anche in altri mari del mondo temperati, subtropicali e tropicali. Frequenta sia ambienti costieri che pelagici. Assieme alla tartaruga verde, è una delle sole due specie che si riproduce nel Mediterraneo con un numero di nidi che sta aumentando vertiginosamente negli ultimi anni.

Una testa dura

La Caretta caretta, conosciuta in inglese come Loggerhead Turtle, deve il suo nome alla grande testa squadrata e alle potenti mandibole. Queste caratteristiche impressionanti le permettono di schiacciare senza sforzo prede a guscio duro, come i crostacei. In questo modo la Caretta caretta contribuisce ad aumentare il tasso di disgregazionedei gusci e, di conseguenza, accelera il riciclo dei nutrienti negli ecosistemi del fondale oceanico.

Le tartarughe comuni hanno un basso tasso di riproduzione. Le femmine nidificano ogni due o tre anni, in media quattro volte per stagione, deponendo tra 40 e 190 uova per nido.Tra il 2022 e il 2023, i nidi sulle coste italiane sono più che raddoppiati. Se da un lato questo fenomeno indica una presenza sempre più importante di questa specie sulle nostre coste, dall’altro fa riflettere sul ruolo della crisi climatica che riscalda le acque di mari che si trovano sempre più a Nord.

Minacce e protezione

Questa specie è minacciata da diversi fattori antropici, tra cui le catture accidentali nelle reti da pesca (bycatch), il bracconaggio, l’ingestione di rifiuti (plastica in particolare), il traffico marittimo, l’invasione di specie aliene e il degrado degli habitat. La Caretta caretta è inserita nella Lista Rossa delle Specie minacciate di estinzione dell’IUCN (International Union for the Conservation of Nature) ed è catalogata come “Least Concerned” (a rischio minimo) per il Mediterraneo. In altri mari del mondo viene invece considerata “Endangered” o “Critically Endangered”, cioè minacciata o in pericolo critico di estinzione.

Tracce sulla sabbia

La traccia lasciata dalla femmina sulla sabbia sembra quella di una piccola ruota cingolata: uno spazio centrale più liscio con fossette laterali dovute al movimento delle pinne. La scia ancora integra ha una forma ad “U” e va dal mare alla spiaggia e poi di nuovo al mare.

Le 7 specie di tartarughe marine nel mondo

Le tartarughe marine nel mondo appartengono a due famiglie: Cheloniidae e Dermochelyidae

La famiglia Cheloniidae, comparsa circa 100 milioni di anni fa durante il Cretaceo, ha visto la presenza di numerosi generi in acque tropicali e subtropicali. La famiglia Dermochelyidae, invece, è apparsa circa 25 milioni di anni fa nel Miocene. Sei delle sette specie di tartarughe marine appartengono alla famiglia Cheloniidae e sono caratterizzate da un carapace duro con scudi e testa con squame cheratinose. L’altra famiglia è composta da un’unica specie, la tartaruga Liuto (Dermochelys coriacea) che fa parte della famiglia delle Dermochelyidae, con la caratteristica di avere il carapace ricoperto da pelle cuoiosa, senza scudi, di colore nerastro a macchie chiare e testa priva di squame. Tutte le 7 specie di tartarughe marine sono classificate come “in pericolo” dalla CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Flora and Fauna). Questa misura di protezione è cruciale per preservare queste creature da scambi e traffici illeciti e garantire la loro sopravvivenza nel lungo termine.

TARTARUGA EMBRICATA

Eretmochelys imbricata

TARTARUGA KEMP

Lepidochelys kempii Garman

TARTARUGA OLIVASTRA

Lepidochelys olivacea

TARTARUGA A DORSO PIATTO

Natator depressus

TARTARUGA VERDE

Chelonia mydas

TARTARUGA LIUTO

Dermochelys coriacea

TARTARUGA EMBRICATA

La tartaruga embricata ha un carapace unico, distinta si distingue dalle altre specie per il suo becco appuntito e per le piastre cornee sovrapposte che ricordano gli embrici di un tetto, da cui deriva il nome. Questa specie è diffusa nella fascia tropicale dell’Oceano Atlantico, nel Pacifico e nell’Oceano Indiano ed è stata avvistata sporadicamente nel Mediterraneo. La tartaruga embricata si alimenta principalmente di spugne. La sua dieta è estremamente importante per la salute della barriera corallina, poiché mantiene sotto controllo la crescita rapida delle spugne e offre ai coralli, dall’accrescimento più lento, l’opportunità di svilupparsi. Si ciba di meduse e idrozoi come la caravella portoghese che può essere fatale anche per gli esseri umani.
Il suo straordinario carapace caratterizzato da un pattern marmoreo che alterna il bruno-giallo con il nero, le hanno purtroppo rese bersaglio di sfruttamento per la realizzazione di gioielli. Oggi, questa specie di tartaruga marina è inserita nella Lista Rossa delle Specie Minacciate di Estinzione dell’IUCN, catalogata come “In pericolo critico di estinzione” e richiede una protezione immediata.

TARTARUGA DI KEMP

La tartaruga di Kemp, di piccole dimensioni, era originariamente considerata un ibrido tra la tartaruga comune e la tartaruga verde, motivo per cui veniva chiamata “bastarda”. Le sue abitudini riproduttive sono ancora poco conosciute, ma si sa che le femmine depongono le uova principalmente su una sola spiaggia in Messico chiamata Rancho Nuevo, dando origine al fenomeno della cosiddetta “arribada”, una deposizione di uova di massa. In passato, i pescatori la soprannominavano “tartaruga crepacuore” (heartbreak turtle) perché credevano che morisse di crepacuore quando ribaltata sul carapace.
In realtà, tutte le tartarughe muoiono rapidamente se capovolte perché il peso del piastrone addominale schiaccia i loro polmoni, situati vicino alla schiena, impedendo loro di respirare. In posizione normale, il carapace curvo permette una respirazione adeguata, ma quando sono rovesciate, soffocano nel giro di
poco tempo. La tartaruga di Kemp è l’unica specie di tartaruga marina a essere nominata in onore di una persona, infatti, il biologo di Harvard Samuel Garman la nominò così in omaggio al ricercatore Richard Kemp, che nel 1880 per primo le ha identificate. Questa specie è inserita Lista Rossa delle Specie Minacciate di Estinzione dell’IUCN, catalogata come in “Pericolo critico di estinzione”.

TARTARUGA OLIVASTRA

La tartaruga olivacea è la più piccola tra tutte le tartarughe marine, con un carapace che può raggiungere al massimo 75-80 cm e un peso inferiore ai 50 kg. Il suo nome deriva dal carapace a forma di cuore di colore verde oliva. Maschi e femmine crescono fino alle stesse dimensioni, anche se le femmine hanno un carapace leggermente più arrotondato. Predilige le acque costiere fino a 15 km dalla riva, ma alcuni esemplari solitari sono stati avvistati anche in mare aperto nell’Oceano Indiano, nel Pacifico, nel Mar Rosso e nell’Atlantico centro-meridionale. La sua pelle è di colore olivaceo, mentre il carapace ha tonalità più scure e il piastrone è giallastro. Alle latitudini più alte, queste tartarughe fanno bagni di sole in superficie per riscaldarsi. La tartaruga olivacea ha una dieta onnivora, preferendo crostacei e alghe, ma si nutre anche di meduse. In cattività, sono stati osservati episodi di cannibalismo. Queste tartarughe si riproducono sulla terraferma con rituali altamente promiscui; le femmine si accoppiano con diversi maschi e trattengono lo sperma di tutti prima di fecondare le uova. Anche la deposizione è spesso collettiva: in una sola notte sono state avvistate fino a 500 femmine.

Questa specie è classificata come “Vulnerabile” nella Lista Rossa delle Specie Minacciate di Estinzione dell’IUCN, a causa della pesca indiscriminata e della degradazione degli habitat costieri dovuta alla costruzione di grandi porti e impianti petroliferi nei luoghi di deposizione.

TARTARUGA A DORSO PIATTO

La tartaruga a dorso piatto è l’unica specie di tartaruga marina endemica della piattaforma continentale australiana. Il nome “depressus” non indica una tartaruga triste, ma si riferisce alla forma schiacciata del loro carapace. Predilige i bassi fondali ricchi di alghe, le barriere coralline e zone ricche di nutrimento come estuari e lagune. La dieta delle tartarughe a dorso piatto è molto variegata, includendo molluschi, meduse, crostacei, piccoli pesci e piante marine. Si nutrono anche dei polipi dei coralli e di oloturie. A differenza di altre specie di tartarughe marine, le tartarughe a dorso piatto depongono meno uova, circa 50 per nido, ma i piccoli nascono di dimensioni maggiori, aumentando così le loro probabilità di sopravvivenza. Le uova di questa specie sono soggette alla predazione da parte di dingo (Canis lupus dingo), un canide australiano, dei varani delle sabbie (Varanus gouldii) e delle volpi, mentre i piccoli vengono attaccati da uccelli e granchi sulla spiaggia e da squali e grandi pesci al loro ingresso in acqua. Inoltre, alcune popolazioni aborigene continuano a nutrirsi della carne di questi rettili. Il ciclo di vita delle tartarughe a dorso piatto è unico tra tutte le sette specie di tartarughe marine, in quanto è completamente neritico. Questo significa che non attraversano una fase oceanica durante il loro ciclo vitale e trascorrono tutto il loro sviluppo in acque sopra la piattaforma continentale, a una profondità non superiore ai 20 metri. Ciò è in contrasto con le altre specie di tartarughe marine, che passano parte o tutta la loro fase giovanile nella zona oceanica. Il loro stato di conservazione globale non è stato valutato dalla IUCN a causa dell’insufficienza di dati disponibili.

TARTARUGA VERDE

La Chelonia mydas, la più grande delle tartarughe marine a guscio duro comunemente chiamata tartaruga verde per il caratteristico colore del suo grasso, è l’unica ad avere una dieta prevalentemente erbivora, costituita da piante marine e alghe, dopo i primi anni di vita durante i quali è invece onnivora per poter crescere e svilupparsi. Pascendo nei prati di fanerogame marine, evita che le piante crescano eccessivamente e che alcune specie prendano il sopravvento. La tartaruga verde si trova distribuita globalmente nelle regioni temperate dell’Atlantico, del Pacifico, dell’Oceano Indiano e nel Mar Mediterraneo. Nel Mediterraneo, in particolare, la Chelonia mydas è presente principalmente nel bacino sudorientale con zone di riproduzione lungo le coste meridionali della Turchia, Siria e Cipro. Tuttavia, nonostante la sua diffusione, la specie affronta numerose minacce, sia di origine antropica che biologica. Lo sfruttamento del loro grasso, della carne e delle uova ha causato un declino significativo della popolazione. Inoltre, la tartaruga verde è soggetta al fibropapilloma, una forma tumorale che attacca i tessuti molli e può danneggiare la capacità di movimento, fino alla morte. Questa patologia potrebbe essere correlata con
l’infezione da herpesvirus, facilitata dall’indebolimento del sistema immunitario causato da inquinamento e stress.

E’ inserita nella Lista Rossa delle Specie Minacciate di Estinzione dell’IUCN, catalogata come “In pericolo”.

TARTARUGA LIUTO

La tartaruga Liuto è l’unica specie della famiglia Dermochelyidae, la più grande di tutte le tartarughe marine e il più grande rettile al mondo. Si distingue per il suo carapace ricoperto di pelle nerastra con macchie bianche. La più grande tartaruga Liuto mai registrata, un maschio adulto, misurava 256,5 cm di lunghezza e pesava 916 kg. Gli esemplari maschi e femmine maturi oggi raramente raggiungono dimensioni comparabili, misurando in media tra i 143 e i 170 cm di lunghezza del carapace curvo e pesando tra i 259 e i 506 kg. Questa specie frequenta mari molto profondi, nuotando tra i 200 e i 1000 metri alla ricerca di zooplancton gelatinoso. Nel Mediterraneo, è raro avvistarla poiché non riemerge per nidificare sulle nostre spiagge. Il ruolo della tartaruga Liuto nel controllo della popolazione delle meduse è di fondamentale importanza. Un eccesso di meduse comporta una minore disponibilità di uova e larve di pesce che sono il cibo per le meduse. Le principali minacce per la Dermochelys coriacea includono le catture accidentali, in particolare con palangari e reti a strascico, e la raccolta indiscriminata delle sue uova. È inserita nella Lista Rossa delle Specie Minacciate di estinzione dell’IUCN e catalogata come “Vulnerabile”.

CURIOSITÀ SULLE TARTARUGHE MARINE

Curiosità sulle tartarughe marine: Scopri i fatti più Interessanti

Le tartarughe marine sono affascinanti creature che nascondono molti segreti sorprendenti. Scopriamo insieme alcuni fatti curiosi su di loro:

1. Senza denti ma con un becco affilato: Contrariamente a quanto si possa pensare, le tartarughe marine non hanno denti, ma sono dotate di mascelle a forma di becco che utilizzano per nutrirsi.

2. La testa sempre fuori: A differenza delle tartarughe terrestri, le tartarughe marine non possono ritrarre la testa e le zampe all’interno del loro guscio, rimanendo sempre esposte all’ambiente circostante.

3. Orecchie invisibili ma udito affinato: Anche se non hanno orecchie visibili, le tartarughe marine possono percepire i suoni grazie a strutture specializzate, dimostrando un udito sorprendentemente sviluppato.

4. Vista acuta sott’acqua: La vista è il senso più importante per le tartarughe marine, che sono particolarmente adattate a vedere chiaramente sott’acqua, consentendo loro di individuare prede e pericoli con precisione.

5. Creature solitarie: Molte tartarughe marine, come la Caretta caretta, trascorrono la maggior parte del loro tempo solitarie, incontrandosi solo durante la stagione riproduttiva.

6. Testimonianze di un passato millenario: Le tartarughe marine sono tra le specie più antiche del regno animale, esistendo da oltre 100 milioni di anni, il che le rende delle vere e proprie testimonianze viventi del passato.

7. Navigatrici magnetiche: Durante le loro incredibili migrazioni, le tartarughe marine sembrano utilizzare il campo magnetico terrestre per orientarsi. Sebbene questa ipotesi sia oggetto di studio scientifico, e non ancora definitivamente confermata, ci sono molte evidenze che suggeriscono la probabilità di tale comportamento straordinario.

8. Identità uniche: Ogni tartaruga marina è un individuo unico, distinguibile dagli altri della stessa specie grazie alla disposizione unica delle scaglie sul lato della testa.



COSA PUOI FARE SE SEI SULLA SPIAGGIA

Se sei sulla spiaggia e sei così fortunato da vedere una tartaruga che si sta avvicinando per deporre le uova, osservala da lontano. Se ti avvicini troppo o la disturbi, potrebbe spaventarsi e tornare in mare senza deporre le uova.

Spegni le luci! Non accendere torce, lampade o fuochi sulla spiaggia.

La deposizione avviene generalmente di notte e una luce artificiale, inclusa quella del cellulare, allontana le femmine in cerca di un luogo per nidificare.

Le luci possono attirare verso la direzione sbagliata le piccole tartarughe una volta che cominciano a uscire dal nido.

Se vivi vicino alla spiaggia, chiudi le tende e spegni tutte le luci che possano arrivare in spiaggia.

Porta via le sedie da spiaggia e i rifiuti, elimina tutto ciò che può essere di impedimento.

Richiudi le buche scavate nella sabbia, possono essere degli ostacoli insuperabili per questi animali.

Osservale a distanza.

Tieni i cani a guinzaglio.

NUMERI UTILI

Se trovi tracce di tartaruga sulla spiaggia, scopri un nido oppure rinvieni una tartaruga ferita in mare o sulla spiaggia non toccarla, chiama subito

CAPITANERIA DI PORTO   1530

Vuoi aiutarci a proteggere la tua spiaggia del cuore e le specie animali che ci vivono?

ADOTTA UNA SPIAGGIA

Scegli al spiaggia

Sei amico/amica delle Tartarughe?

Sebbene le tartarughe siano animali marini che non conoscono confini e si muovono in un areale piuttosto grande, hanno bisogno del nostro aiuto, ci sono molte cose che possiamo fare per loro anche a casa.

6 cose che puoi fare tu

Scegli solo prodotti certificati provenienti da pesca, acquacoltura e agricoltura sostenibili

Raccogli i rifiuti in mare e sulla spiaggia e conferiscili correttamente

Eleggi politici a livello locale e nazionale che si preoccupino di potenziare le leggi sulla sostenibilità ambientale e di proteggere le tartarughe e altre specie animali e vegetali minacciate

Collabora come volontario a programmi di ricerca per proteggere spiagge, nidi e tartarughe

Osserva le tartarughe nidificanti o in mare solo con una guida qualificata

Condividi con altri il tuo interesse per le tartarughe marine e coinvolgili nelle attività di volontariato.

TARTABLU

Scopri il progetto Marevivo per il monitoraggio e la protezione delle tartarughe Caretta caretta nel Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena

Vai al progetto

La difesa delle tartarughe marine e la loro sicurezza è importante per preservare la bellezza e l’equilibrio dell’ecosistema marino. Proteggiamo insieme il futuro degli oceani.