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Da Long Island ai Grandi Laghi, sulle coste americane cresce il numero di animali sempre più aggressivi: in California è stata lanciata l’allerta in vista della festività del 4 luglio a stare attenti ai leoni marini, la cui insolita aggressività è legata all’inquinamento ambientale.

Secondo Sam Dover, Direttore del Channel Islands Marine & Wildlife Institute, istituto del sud della California che si occupa di proteggere e curare le creature marine, sette leoni marini si sono ammalati al cervello a causa dell’inquinamento prodotto da certi tipi di alghe che si trovano al largo.

L’avvelenamento è legato all’emissione di acido domoico, una neurotossina emessa dalle alghe, che – assunta per via alimentare – provoca la morte di leoni marini, capodogli e delfini. Secondo gli esperti, questo fenomeno avrebbe provocato fenomeni di pazzia nelle foche, rendendole più aggressive, al punto che alcune di loro ultimamente hanno morso bagnanti, surfisti e subacquei. Gli esperti parlano di “cifre senza precedenti”. L’inquinamento delle alghe sarebbe legato, tra gli altri, al cambiamento climatico: il riscaldamento delle acque facilita la dispersione delle neurotossine, così l’acido demoico attacca il cervello e il cuore, provocando profondi tagli.

Nella regione dei Grandi Laghi, tra il Nord degli Stati Uniti e il Canada, invece, un inquietante parassita chiamato “pesce vampiro” è tornato a infestare le acque dolci della zona. Le lamprede di mare hanno la bocca dentata, si attaccano alle teste di trote e salmoni e succhiano via i liquidi vitali. Secondo gli esperti, questi predatori, dalla forma di anguille lunghi più di un metro, nel corso degli anni sono passati dall’oceano Atlantico ai Grandi Laghi, dove da tempo stanno mettendo a rischio anche l’intero settore della pesca.

Ultimamente, l’America ha assistito anche a una pesante moria di menhaden nel golfo del Texas. La causa principale sono le tonnellate di fertilizzanti e di pesticidi versate nell’agricoltura intensiva e che finiscono nel Mississippi, causando crisi che fanno morire tutto quello che trovano. Gli impatti dell’agricoltura intensiva sui sistemi marini sono questi, a un livello estremo.

“Ogni anno ci dimentichiamo degli anni precedenti e la cosa diventa sorprendente. Non è sorprendente, è la norma. ha affermato il Vicepresidente di Marevivo Ferdinando Boero. “Probabilmente avverrà qualcosa del genere in Romagna, con lo sversamento in mare delle acque dell’alluvione. Parliamo del Texas ma la stessa situazione ce l’abbiamo potenzialmente anche a casa nostra. Il cambiamento climatico sta provocando fenomeni estremi: i pesci in Texas sono un sintomo, ma dobbiamo capire quali sono le cause. Gli estremi sono sempre più estremi: dal caldo alle piogge, alle alluvioni. Non è mai troppo tardi per cominciare seriamente la transizione ecologica. Non ci possiamo rassegnare all’ineluttabilità di questi fenomeni.”