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Nessun angolo del Pianeta si salva dall'inquinamento da plastica. Eppure il terzo ciclo di negoziati per un Trattato globale sulla plastica si chiude senza accordi: un vero e proprio fallimento della diplomazia ambientale

In questi giorni, abbiamo seguito con attenzione e speranza i lavori della terza sessione del Comitato Intergovernativo di Negoziazione per lo sviluppo di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, compreso l’ambiente marino (INC-3) che si sono conclusi pochi giorni fa a Nairobi, Kenya. L’evento ha riunito oltre 1.500 partecipanti, in rappresentanza di governi, università, organizzazioni della società civile, enti del settore privato, entità delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali.

Già nel marzo 2022, era stata presa la storica decisione di porre fine all’inquinamento da plastica adottando la risoluzione 5/14 dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA), che ha istituito un comitato intergovernativo di negoziazione (INC) per sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante (ILBI) sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino.

La plastica riempie le discariche, soffoca i corsi d’acqua, inquina gli oceani, viene scambiati per cibo e ingerita dagli animali marini, entra nella catena alimentare e arriva perfino a danneggiare la nostra salute.

Poiché le preoccupazioni per il flagello dell’inquinamento da plastica continuano a crescere in tutto il mondo, i delegati sono arrivati alla terza sessione dell’INC armati di un ‘Progetto Zero’, sviluppato dal presidente INC Gustavo Meza-Cuadra (Perù), in collaborazione con il Segretariato INC. Tuttavia, durante l’INC-3, alcuni delegati hanno condiviso le loro opinioni sul “ciclo di vita completo della plastica”, con alcune misure focalizzate sulla produzione del prodotto, mentre altri hanno proposto misure a valle per eliminare i rifiuti oppure si sono concentrati sul modo migliore per garantire standard duraturi per i prodotti di plastica.

Tra gli obiettivi dell’incontro, proprio la volontà di di far progredire lo sviluppo di questo strumento, usando la ‘Zero Draft’ come base per le discussioni. Lavorando in gruppi di contatto, i delegati hanno trascorso la maggior parte delle giornate proponendo contributi da includere nella bozza zero, ma purtroppo, dopo lunghe discussioni, non sono stati in grado di concordare un mandato per il lavoro intersessionale da fare in preparazione di INC-4, che si terrà nell’aprile 2024 in Canada.

I lavori si sono conclusi, quindi, senza un vero e proprio accordo, e i prossimi incontri che si terranno ad Ottawa dovranno faticosamente riprendere dalla fallimentare interruzione a Nairobi, rallentando così ogni sforzo verso un obiettivo di strategia comune per combattere l’inquinamento da plastica.

Si aggiunge ai fatti della settimana – che, neanche a farlo apposta, è proprio la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti promossa dall’UE – un’altra sconfitta ambientale, a vantaggio delle politiche economiche e delle lobby della plastica. Ieri, durante la plenaria del Parlamento Europeo, gli eurodeputati hanno approvato una versione “soft” del Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che incentivava il riuso e il riciclo e proponeva un limite ai contenitori in plastica usa e getta.

Con 426 voti a favore, 125 contrari e 74 astensioni, è passata una versione molto meno ambiziosa e rigida del regolamento, a causa degli emendamenti approvati sotto la pressione di alcune parti politiche, che hanno portato sul tavolo gli interessi del mondo aziendale e dei produttori della plastica, i quali – oltre a paventare la perdita di migliaia di posti di lavoro – hanno affermato che il riuso di contenitori in plastica per il cibo consumerebbe più acqua e produrrebbe più CO2 rispetto all’usa e getta.

Noi di Marevivo, che abbiamo lanciato sul tema la campagna #BastaVaschette insieme a Zero Waste Italy, crediamo che questo sia un ulteriore crimine ai danni dell’ambiente, perché come dimostra purtroppo lo stato dei nostri corsi d’acqua e dei nostri mari, tutti questi imballaggi non vengono riciclati e smaltiti nel modo giusto.

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