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Nelle ultime ore la notizia dell’avvistamento di un esemplare di foca monaca nell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, in Salento, ha fatto il giro del web. Data l’eccezionalità dell’evento (in quell’area infatti l’ultimo avvistamento di questo animale risale a 50 anni fa) alcuni vi hanno visto un segnale di speranza per la natura, ma dovremmo interrogarci sul perché un episodio che dovrebbe essere la norma, diventa in Italia l’eccezione.

Da una ventina d’anni la foca monaca riappare alcune decine di volte all’anno nel nostro Paese e ogni volta il titolo è lo stesso: “Non si vedeva da decenni”.” ha commentato Emanuele Coppola, Presidente della Associazione Gruppo Foca Monaca APS. “C’è da sperare che prima o poi nel nostro Paese cambi questo modo di parlare della foca monaca evolvendo verso una maggiore consapevolezza che la specie è tornata ad abitare più o meno stabilmente lungo le nostre coste. Nel complesso possiamo dire che le notizie e le informazioni che stanno circolando in relazione a quest’ultimo avvistamento siano molto positive e denotano una ottima disposizione di tutte le persone coinvolte, sia delle istituzioni locali e in particolare dei responsabile della Area Marina Protetta di Porto Cesareo, ma anche dei pescatori locali e di semplici cittadini. Questo almeno a giudicare dai numerosissimi messaggi che accompagnano ogni uscita nei mezzi di comunicazione online”.

 

Nel video diffuso dall’Area Marina Protetta si riconosce in modo abbastanza nitido la sagoma di una foca monaca adulta. Anche se l’immagine non fornisce dettagli sulla colorazione dell’animale perché non sufficientemente ravvicinata, giudicando dal comportamento dovrebbe trattarsi di un maschio adulto in attività di controllo territoriale, attività che questi animali svolgono durante il periodo dell’anno in cui le femmine della stessa specie danno alla luce i loro cuccioli e li accudiscono.

Una notizia positiva dunque, ma che non deve indurre a comportamenti sconsiderati e dannosi per l’esemplare come già successo in passato: “C’è quindi da ben sperare e soprattutto è ora necessario fare molta attenzione, perché non si ripeta la triste esperienza vissuta poco meno di un anno fa in un’area poco distante, nella provincia di Lecce. In quel caso un ignaro escursionista ebbe l’avventura di osservare un cucciolo di foca monaca sulla spiaggia ed ebbe perfino la malaugurata idea di avvicinarlo e di accarezzarlo per alcuni minuti. Quello che a lui potrà essere sembrato un gesto di cortesia è invece risultato la condanna a morte per il povero animale” continua Coppola. “Come capita anche con altri mammiferi terrestri, il legame dei cuccioli con la propria madre è affidato al riconoscimento reciproco che gli individui confermano continuamente tramite comunicazione olfattiva. La carezza ha l’effetto di lasciare un odore sconosciuto capace di recidere il legame tra la mamma e il suo cucciolo condannando quest’ultimo ad una morte pressoché certa”.

In un momento in cui la perdita di biodiversità è all’ordine del giorno, il ritorno di un esemplare nel suo habitat naturale deve essere vissuto come un tesoro da preservare a tutti i costi. Il fatto che l’episodio sia avvenuto proprio nell’Aria Marina Protetta di Porto Cesareo, inoltre, è un ulteriore elemento positivo da tenere in considerazione per quanto riguarda l’importanza di queste Aree come valido presidio per la tutela della biodiversità.

Anche Marevivo si unisce alle indicazioni fornite dagli esperti dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, che hanno sottolineato come nel caso di avvistamento dell’esemplare è fondamentale non molestarlo né disturbarlo, ma di limitarsi a segnalarne la presenza.