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Solo il 10% delle specie marine è noto: servono più risorse per la ricerca

La Cop 16 sulla biodiversità approda a Roma, dopo un primo round che si è tenuto nell’autunno scorso a Cali, in Colombia. In quell’occasione, 196 Paesi non sono riusciti a trovare un accordo sulla salvaguardia degli ecosistemi naturali da cui dipende la vita di tutti. L’appuntamento, dal 25 al 27 febbraio alla FAO, rappresenta un momento cruciale per decidere quante risorse assegnare alla difesa di boschi, montagne e di quel mare che rappresenta il 90% in volume degli ecosistemi del nostro Pianeta. Marevivo chiede al Governo italiano di impegnarsi perché questo secondo round non si trasformi, come il precedente, in un fallimento o in un ennesimo rinvio.

“Per proteggere la nostra ‘casa comune’ occorre uno sforzo economico da parte di tutti i Paesi che aderiscono alla Convenzione sulla Biodiversità – dichiara Rosalba Giugni, Presidente Fondazione Marevivo. – La pesca industriale, gli sversamenti in mare, l’acidificazione degli oceani e il cambiamento climatico stanno distruggendo le basi della sopravvivenza delle specie marine e quindi le basi stesse della nostra sopravvivenza. Per cambiare rotta occorre investire in risorse che impediscano la sovrappesca, istituire altre aree marine protette e promuovere politiche di salvaguardia complessiva. Ma serve un maggiore “investimento” anche nella conoscenza: recenti studi stimano che solo il 10% delle specie marine sia conosciuto e studiato e proseguendo su questa strada rischiamo di perdere le basi della biodiversità ancor prima di conoscerle. E senza conoscenza non può esserci alcuna tutela”.

Per questo, Fondazione Marevivo chiede espressamente alla Delegazione italiana presente alla Cop di impegnarsi nella ricerca scientifica delle specie marine. “Questo – conclude Rosalba Giugni – è un passo fondamentale e vogliamo ricordarlo allo stesso Governo che ha istituito il Ministero del Mare”.

Se l’ecosistema marino non è in buona salute, la sopravvivenza dell’uomo sulla Terra è in serio pericolo. Eppure, l’attenzione dei Governi sullo straordinario Pianeta blu è da sempre debole e poco incisiva. Non c’è più tempo per arrestare il declino della biodiversità: servono risorse, strategie e azioni comuni immediate. Questa Cop di Roma non può permettersi di concludersi con decisioni deboli o tentennanti, servono idee chiare e passi concreti!

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