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Dal nostro blog su Huffington Post

Una moderna corsa all’oro, di portata internazionale, che vede coinvolto uno dei materiali più versatili al mondo: la sabbia. Se nell’immaginario collettivo la sabbia è rilegata ai mesi estivi, nella vita di tutti i giorni e nell’economia globale svolge un ruolo ben più importante. Questa risorsa, la terza più sfruttata per attività antropiche dopo l’aria e l’acqua, oltre a essere utilizzata per la produzione di vetro, è alla base di prodotti come vino, detersivi, detergenti e cosmetici, ed è addirittura presente nei chip di computer e telefoni. Anche solo questa breve lista può dare l’idea dell’importanza che la sabbia ricopre nell’economia a livello globale.

A questo si aggiunge l’utilizzo massiccio che ne viene fatto nel settore dell’edilizia, in particolare nella costruzione di palazzi, grattacieli e autostrade: la sabbia, infatti, è alla base del cemento armato, che rappresenta il materiale utilizzato su 2 costruzioni su 3 a livello globale.

Per farci un’idea di cosa significhi, bisogna immaginare che per costruire una casa di media grandezza servono fino a 200 tonnellate di sabbia, e per strutture più complesse come un ospedale la quantità richiesta è di 3.000 tonnellate. In tutto il mondo si stima vengano utilizzate ogni anno 15 miliardi di tonnellate di sabbia.

La sabbia è stata a lungo considerata un materiale semplice da reperire e per questo economicamente vantaggiosa, ma un utilizzo così massiccio sta progressivamente portando alla perdita della risorsa in tutto il pianeta, tanto da rappresentare una fonte di profitto anche per la criminalità organizzata. Questo fenomeno riguarda esclusivamente la sabbia marina che, a differenza di quella del deserto, se miscelata può aggregarsi con il cemento e risultare idonea nelle costruzioni edili. Un impiego così frequente e talvolta sconsiderato di una risorsa limitata porta con sé enormi ripercussioni a livello ambientale, in particolare in termini di minaccia alla biodiversità marina e di erosione costiera.

L’estrazione della sabbia rappresenta un pericolo per le specie marine, sia piante che animali, comportando una grave minaccia in termini di biodiversità: il movimento dovuto all’estrazione della sabbia dai fondali distrugge l’ecosistema marino e sottomarino, in un effetto a cascata che colpisce in prima battuta le barriere coralline e, di conseguenza, tutti gli organismi che da esse dipendono, inclusi i pesci.

L’erosione costiera riguarda tra il 75% e il 90% delle spiagge di tutto il pianeta, un trend destinato inevitabilmente a peggiorare a causa del surriscaldamento globale, di eventi atmosferici estremi e di attività antropiche come l’estrazione selvaggia della sabbia. Anche in Italia questo fenomeno rappresenta una grande minaccia: negli ultimi 50 anni il nostro Paese ha perso 40 milioni di metri quadrati di spiaggia, da nord a sud, e attualmente quasi il 50% delle nostre coste sabbiose è soggetto a erosione.

La quantità di sabbia portata a mare dai fiumi è notevolmente diminuita per le eccessive escavazioni degli alvei e la costruzione di opere di regimazione nei fiumi. Inoltre a provocare l’alterazione dell’equilibrio della costa è l’urbanizzazione della costa stessa con strutture balneari e palazzi, costruiti spesso a ridosso della battigia.

L’ultimo episodio è di pochi giorni fa e riguarda il litorale romano – dove il 20% è delle spiagge è a rischio di erosione – e dove il maltempo nell’ultima settimana ha ulteriormente colpito le coste di Ostia, distruggendo gli stabilimenti della zona e facendo arretrare ulteriormente la linea di costa con una perdita di 300 metri di sabbia.

Questi episodi non hanno un impatto enorme solo a livello ambientale ma anche a livello sociale, paesaggistico e economico: a questo proposito, basti pensare che nel 2012 in tutta Italia erano 669 i km rischio di erosione con beni esposti.

Come è possibile che un materiale un tempo così comune e soprattutto così importante per gli ecosistemi si stia riducendo ad una reliquia da museo? E soprattutto, cosa fare per invertire questo trend insostenibile? Sono numerose le attività a sostegno della riduzione dell’utilizzo di sabbia, optando per fonti alternative come l’argilla o il vetro riciclato, oltre a interventi di trattamento e recupero come quello attuato da noi nell’ambito del progetto “Rispetta il tuo Capitale” che ha permesso di restituire alla spiaggia delle Gorette a Marina di Cecina, nella provincia di Livorno 320 tonnellate di sabbia pulita, ma resta fondamentale un cambio di mentalità, che non veda nel nostro pianeta e nelle sue risorse una fonte inesauribile di benessere di cui abusare, ma come un tesoro da tutelare e preservare.